La Nuova Sardegna

Il calvario degli infermieri generici

di Luciano Piras
Il calvario degli infermieri generici

Sanità: in migliaia costretti ad emigrare mentre i corsi regionali sono bloccati

05 aprile 2012
4 MINUTI DI LETTURA





NUORO. Tre euro l'ora per poter frequentare un corso, mille ore di corso in totale. Tre euro l'ora pagati di tasca propria per non perdere il posto di lavoro o per sognarne uno nuovo, sempre che il risultato dell’esame finale sia positivo. «E non è affatto detto che sia positivo, visto che soltanto la metà degli aspiranti Operatori socio sanitari riesce a ottenere la qualifica in Emilia Romagna» spiega Aldo Langione, dirigente dell’Istituto Cellini di Cagliari. L’Istituto accreditato per la formazione professionale che ha accolto («senza scopo di lucro», sottolinea Langione) le richieste di aiuto di numerosi giovani e meno giovani alla ricerca disperata della qualifica di Oss.

Gente che ha chiesto tutela e garanzie all’associazione Obiettivo lavoro-Lavora sociale, presieduta dallo stesso Langione, 64 anni,da una vita nel settore dell’istruzione e della formazione professionale.

Uno che non vuole illudere nessuno, tant’è che ci tiene a rimarcare quanto sia tosta la prova d’esame nella Regione emiliana. Diversamente da lui, hanno fatto altri enti di formazione sardi, vendendo fischi per fiaschi, spacciando il logo della Regione Sardegna o della stessa Emilia Romagna senza essere autorizzati a farlo.

Pubblicità ingannevole che ha spinto i carabinieri del Nas di Sassari ad aprire un’indagine. L’assessorato regionale al Lavoro ha anche già provveduto alla cancellazione immediata (e per i prossimi cinque anni) di un’agenzia dall’elenco dei soggetti abilitati a proporre e realizzare interventi di formazione professionale.

«È un problema nazionale – dice Langione – ed è vero che ci sono anche i lestofanti. A Napoli, per esempio, c’è chi arriva a chiedere anche 10mila euro per un corso di Oss». Il Cellini ne chiede 3mila, lo stretto necessario per pagare tassa d’esame, libri, assicurazione e persino la divisa di lavoro, oltre che la docenza, «tutta altamente qualificata».

Il problema è che la Regione Sardegna non prevede la possibilità dei corsi autofinanziati (patto Stato-Regione del 2001). Qui i corsi li paga la Regione (con fondi europei). Corsi che alle casse pubbliche costano quattro, cinque volte tanto quelli privati. Per ogni corsista, infatti, la spesa si aggira tra i 12mila e il 15mila euro. E allora le strade sono due: o i sardi fanno le valige e trasferiscono la residenza nella penisola (lo hanno fatto in molti) o si formano da “privatisti” per presentarsi poi davanti a una commissione abilitata. Come quella di un qualsiasi ente regolarmente abilitato a Bologna.

Una selezione durissima, che non fa sconti a nessuno, neppure a quei sardi che preferiscono autofinanziarsi e prendere un volo verso il capoluogo emiliano piuttosto che aspettare la partenza dei corsi regionali. Che ora come ora mettono a disposizione 1600 posti per futuri Operatori socio sanitari, ma che sono fermi al palo e destinati a restarci per parecchio ancora, vista la valanga di domande arrivate a Cagliari: 60mila e 400. Una montagna di buste chiuse che soltanto ad aprirle una per una passeranno non meno di 2000 ore, a voler ipotizzare due minuti per ogni domanda. E duemila ore significano 287 giorni lavorativi di fila, senza alcun festivo di mezzo.

Insomma: passerà almeno un anno per convalidare le domande. Soltanto dopo potranno partire i corsi, e se tutto va bene, passate le mille ore di lezione, gli aspiranti Oss potranno sostenere l'esame di abilitazione a dicembre del 2013. Un caos, o meglio: un inferno per le dodicimila persone che hanno presentato domande anche a sei enti di formazione in contemporanea (spendendo dai 60 ai 70 euro per ciascuna domanda). Da qui la scelta di molti aspiranti Oss di pagarsi un corso di tasca propria. E poi presentarsi da “privatisti” in Emilia Romagna.

«Il titolo di qualifica che rilascia l’Emilia Romagna – spiega ancora Aldo Langione – è validissimo, altroché... ». «Dire il contrario sarebbe come dire che un diploma preso in una scuola a Milano non è valido per iscriversi all’università di Cagliari! Roba d Burundi... ». «Non si può impedire a una persona che ha bisogno impellente di formarsi di andare a sostenere l’esame ovunque gli diano la possibilità di farlo» chiude Aldo Langione. Insomma: in Italia siamo tutti italiani oltre che europei. Compresi i sardi aspiranti Oss.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Il funerale

«Il nostro Stefano torna a casa»: all’ippodromo di Sassari la camera ardente per il giovane fantino

Le nostre iniziative