La Nuova Sardegna

Olbia, i pastori bloccano 400 Tir al porto

di Enrico Gaviano
Olbia, i pastori bloccano 400 Tir al porto

Floris, leader Mps: «Con alimenti di dubbia qualità arriva bestiame che non rispetta la quarantena. Aziende sarde a rischio»

21 luglio 2012
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OLBIA. Le magliette blu con le scritte gialle emergono dal buio sul viale dell’Isola bianca. Sono le 5,30 del mattino quando il primo gruppo di esponenti del Movimento pastori sardi si piazza lungo la via d’uscita degli automezzi dal porto di Olbia. La prima nave, la Dimonios da Civitavecchia, ha appena buttato le cime per l’attracco. Subito dopo tocca al traghetto della Tirrenia, sempre da Civitavecchia, e alla Moby da Piombino. I pastori sono lì, fermi, con le loro bandiere. Li guardi e hanno facce diverse l’uno dall’altro, ma in fondo tutte uguali: visi di pietra, sguardi tagliente, pelle scura cotta dal sole, barbe incolte. C’è un velo di stanchezza negli occhi, e non solo per la levataccia (chi è arrivato da Carbonia ha lasciato casa alle due del mattino, per esempio). La lotta va avanti da due anni, ma non si ferma, e a Olbia lascia un nuovo segno indelebile. Tir, camioncini, motrici scariche escono dalla pancia dei traghetti, fanno 150-200 metri, poi cozzano inesorabilmente sul blocco: chi trasporta alimentari, animali vivi, mobili, prodotti florovivaistici. Tutti finiscono nella rete dei pastori e allevatori guidati da Felice Floris, affiancati in questa manifestazione anche dal Movimento artigiani e commercianti, con in testa Andrea Virdis e Stefano Zola. Mentre le auto e le roulottes vengono fatte passare, quasi tutti i mezzi pesanti subiscono l’identico destino: deviazione verso l’ampio piazzale sterrato, e parcheggio in attesa della chiusura della manifestazione. A controllare tutto ci sono polizia, carabinieri, persino la Digos, e anche agenti speciali della guardia di finanza. A parte qualche piccolo momento di tensione, tutto fila liscio. Intanto il gruppo di manifestanti si ingrossa, man mano che i pastori raggiungono Olbia dopo aver completato le mansioni mattutine nei loro ovili. Aumenta anche il numero dei tir bloccati , dopo l’arrivo dei traghetti da Genova (Grandi navi veloci) e da Livorno (Moby). Alla fine saranno circa 400 i mezzi bloccati dai circa 500 manifestanti.

Alcune donne del Movimento, nel frattempo, distribuiscono le centinaia di volantini preparati per l’occasione, in cui vengono spiegati i motivi della protesta. «Chiediamo scusa a tutti – si legge nel documento – per il disagio che siete costretti a subire, purtroppo la nostra situazione economica va sempre peggio, in Sardegna importiamo oltre l’80 per cento dei beni di consumo, prodotti quasi sempre di dubbia qualità e non sempre di chiara provenienza. Tutto questo avviene nel totale silenzio della politica e degli organi preposti ai controlli, mettendo i nostri produttori nella condizione di non competere ad armi pari».

I pastori scoperchiano il pentolone senza tanti complimenti. «I controlli opportuni non vengono fatti – dice il leader del movimento Felice Floris –. Qui arrivano animali vivi che vengono regolarmente sbarcati senza l’utilizzo di una sosta di quarantena necessaria per verificare lo stato di salute degli animali stessi. Il tutto mettendo a repentaglio la salute dei nostri allevamenti come già successo in passato. Infatti qui sono arrivate le malattie più disparate, proprio per i mancati controlli: blue tongue, brucellosi, peste suina africana».

Come superare il problema? «Le regole – aggiunge Floris – devono essere uguali per tutti. Abbiamo diritto di competere ad armi pari, altrimenti la nostra economia è destinata a morire definitivamente».

Il blocco dell’Mps si esaurisce intorno a mezzogiorno, quando il sole è a picco sullo spiazzo in cui i camion sono parcheggiati da ore, e i pastori si dichiarano soddisfatti del successo della loro iniziativa. La seconda tappa, dopo quella di una settimana fa a Tramatza, quando fu bloccata la 131. Ma si andrà avanti per tutta l’estate. «Le manifestazioni – ha ricordato ancora Felice Floris – continueranno senza sosta. E’ necessario sensibilizzare il maggior numero di persone, svegliare le coscienze, prima che sia troppo tardi. L’obiettivo è chiudere la stagione con una grande manifestazione nel mese di settembre a Cagliari. Dove porteremo più di diecimila persone». I colleghi guardano Floris e annuiscono. Hanno facce diverse l’uno dall’altro, ma obiettivi uguali: battersi per guadagnarsi un futuro dignitoso.

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