La Nuova Sardegna

l’allarme del sib

Stabilimenti balneari in crisi nera: meno 20%

CAGLIARI. La crisi è arrivata anche in spiaggia, il segno negativo ha contraddistinto tutte le 15 regioni italiane bagnate dal mare con percentuali che vanno dal 5 fino al 40 per cento (in Sardegna...

02 agosto 2012
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CAGLIARI. La crisi è arrivata anche in spiaggia, il segno negativo ha contraddistinto tutte le 15 regioni italiane bagnate dal mare con percentuali che vanno dal 5 fino al 40 per cento (in Sardegna oscillano tra il 20 e il 30): questo il calo delle presenze registrate negli stabilimenti balneari nei primi due mesi della stagione estiva rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Lo dichiara Riccardo Borgo, presidente del Sib, Sindacato italiano balneari che associa circa 10mila imprese e aderisce alla Fipe-Confcommercio. «La causa principale dell’esito negativo del turismo balneare italiano rimane la crisi economica – spiega Borgo – che in sostanza ha obbligato un italiano su tre a scegliere di non andare in vacanza; chi lo ha fatto, invece, ha preferito località vicino ai luoghi di residenza, pertanto le località turistiche vicino ai grandi centri urbani sono risultate quelle meno penalizzate».

Il mare si conferma anche quest’anno la meta preferita dei vacanzieri con oltre il 60 per cento delle preferenze, ma se spesso non si rinuncia al lettino e all’ombrellone, (grazie anche ai prezzi invariati rispetto allo scorso anno), tutto il resto il turista se lo porta da casa, a partire dalla bottiglia d’acqua minerale e fino alla merendina per i bambini da consumarsi dopo il bagno, oltre a rinunciare a pranzare al ristorante. «Oggi l’immagine turistica dell’Italia dei prossimi anni corre un pericolo molto serio a causa del futuro, estremamente incerto, del nostro comparto balneare», conclude Riccardo Borgo.

Su tutte le spiagge del Paese, (ad eccezione di Rimini), il 3 agosto, per protesta, gli ombrelloni – ricorda Borgo – resteranno chiusi fino alle ore 11.00 per dire no alle aste delle concessioni demaniali sulle spiagge previste da una normativa comunitaria a partire dal 2016. «Vogliamo dare un segnale forte al governo perché metta in atto quei provvedimenti a salvaguardia delle 30mila attuali aziende e degli oltre 600mila lavoratori del settore».

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