La Nuova Sardegna

Il Sassarese pronto allo sciopero generale

Il Sassarese pronto allo sciopero generale

Sul piatto non solo la vertenza della chimica ma anche E.On e l’incognita delle bonifiche

09 settembre 2012
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SASSARI. Il tavolo di crisi non serve più, viene considerato inadeguato dalla segreterie generali di Cgil, Cisl e Uil che chiederanno al presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, «la disponibilità a lavorare a un Protocollo di relazioni da sottoscrivere al più presto. Comunque prima della data del prossimo sciopero generale, in modo da implementare una piattaforma di contenuti e strumenti che aiuti anche il processo di riforma istituzionale aperto da anni».

Antonio Rudas (Cgil), Gavino Carta (Cisl) e Giuseppe Macioccu (Uil) hanno confermato lo stato di agitazione già in atto e programmato per il 21 settembre, alle 9, nella sala congressi del White & Green, a Predda Niedda, l’assemblea dei militanti di tutte le categorie produttive. Nel complesso 450 delegati. L’assemblea, oltre a discutere delle problematiche economiche e sociali del territorio del Sassarese, dovrà decidere la data dello sciopero generale e della grande manifestazione che dovrebbe svolgersi entro la prima metà del mese di ottobre.

In campo non c’è solo la vertenza Vinyls e il futuro del Petrolchimico, compresa la questione «pesante» delle bonifiche che potrebbe cambiare il ritmo degli investimenti e anche l’andamento degli indicatori occupazionali. Il fronte del Sassarese ha troppe vertenze aperte, quasi tutte da tempo senza risposte credibili, altre tenute a decantare grazie anche alle giustificazioni puntuali fornite dal Governo nazionale e ai troppi silenzi da parte della Regione. Su tutte, la partita energetica, con la sfida della multinazionale tedesca E.On che a Fiume Santo continua a portare avanti una politica contro il territorio in termini di rispetto dell’ambiente, sicurezza, occupazione e tutela del sistema delle imprese che su quel fronte hanno investito gran parte delle loro risorse. Alla società proprietaria della centrale, finora, nessuno è riuscito a imporre direttive che in Germania avrebbero richiesto pochi giorni se lo stesso atteggiamento l’avesse assunto una società italiana. Il sindacato gioca forse la carta più importante da quando ha ritrovato l’unità. Anche perché l’emergenza mette in linea l’industria e l’edilizia, il terziario, i servizi pubblici e privati. Una pentola ribollente che sta per esplodere con effetti devastanti sul versante sociale e anche dell’ordine pubblico. (g.b.)

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