La Nuova Sardegna

La dinastia dei Casu artisti della ceramica a Siniscola dal 1870

La dinastia dei Casu artisti della ceramica a Siniscola dal 1870

Tradizione tenuta viva dal quarantenne Mario «Basta con i prodotti in serie, lavoro solo su ordinazione»

10 settembre 2012
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SINISCOLA

Tutto avviene nel 1870 quando Paolo Casu senior – mastru broccariu di Siniscola – apre con tanto di “bolla prefettizia e camerale” la bottega di costruttore di brocche in terracotta. Nella sua semplicità è un innovatore e un perfezionista. Pur ignaro della sua rivoluzione, passa dal sommerso fai-da-te al professionismo. Lo fa nell'anno di Roma capitale, nello stesso anno di Porta Pia con molti sardi protagonisti (vi era morto il furiere maggiore dei bersaglieri Andrea Leone, tempiese). Casu, che da bambino giocava a plasmare pupazzi di fango e farli cuocere al sole, brucia le tappe. Apre il laboratorio di argille un anno prima che la Sardegna veda la nascita della prestigiosa Officina ceramica di Cagliari (1871) e così questo disordinato paesone fra il Montalbo e l'incanto di Bèrchida diventa capitale e avamposto della terracotta e della ceramica nella neonata provincia di Nuoro.

. Il pioniere. Al pioniere succede il figlio omonimo Paolo jr. che continua a impastare terra e cuocerla nei forni a legna alimentati col cisto. È padre di Ignazio Pasqualino, a sua volta papà di un artigiano di quarta generazione della terracotta, Mario Casu, quarantenne. Espone nel cuore del paese che, con Orosei, si contende la leadership della Baronia. Ed è Mario che all'ingresso della bottega, con orgoglio a quota mille, espone l'insegna, ovviamente in ceramica, con innovazioni grafiche. La semplice c di bisnonno Paolo diventa la complicata k e così – al cancello di via Roma 43, rione Funtanedda, un tempo locanda di viandanti e posta per cavalli – si legge “Brokkarios di Mario Casu, Ceramiche d'arte dal 1870”.

Saper fare. Un altro check point del saper fare sardo. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Perché – dopo aver attraversato un bel pergolato – trovate tutti i pezzi classici cari ai ceramisti sardi (la tradizione assegna il primo documento al Gremio dei Figoli di Oristano nel 1692) con alcune creazioni decisamente originali. Fra i reperti “non in vendita” c'è un grande drago fatto da papà Ignazio in “ceramica invetriata”. Campeggia vicino a una brocca della sposa oristanese, più slanciata che panciuta, alta 65 centimetri, decorata da angeli e fiori, portacandele e fregi con scene di vita contadina. E poi i lavori preferiti da Mario, gufi e civette, barbagianni e assioli, gallinelle e candelabri, paralumi e borracce, broccas e brocchittas, piatti e tegami, il “Porta pompìa” per servire «in modo adeguato ed etnico uno dei dolci-eccellenza della tradizione». Ci sono i manufatti cotti nel forno a gas («sei ore di cottura, arriva a 930, anche a 960 gradi»). Dice Mario: «Con questo forno, a muffola si ottengono colori vivaci, più puliti, vicini alla perfezione. Col forno tradizionale a legna uso ossidi e faccio monocotture. La colorazione è del tutto diversa, dà il senso dell'antico, più dell'artigianato che dell'arte. Ma a decidere sono i clienti perché ormai lavoro solo su ordinazione».

Nicchia. Ed è questa l'altra innovazione del made in Siniscola. Casu – sulla scia di altri artigiani che puntano sulla qualità – ha cancellato del tutto le produzioni di massa («non faccio più piatti o ciotole in serie»). È una scelta imposta dalla globalizzazione. "I pezzi più semplici vengono ormai prodotti nei villaggi nordafricani o nei Paesi asiatici ed è evidente che nessun artigiano sardo è in grado di reggere alla concorrenza soprattutto nei prezzi. È chiaro agli occhi di chiunque se ne intenda che la tecnica di confezione è diversa. Ma davanti a costi e prezzi perfino inferiori del 60-70 per cento rispetto a quanto possiamo produrre noi non c'è storia o arte che regga. Perciò ho eliminato il manufatto in serie, ascolto e assecondo le richieste dei clienti. Direi quasi che lavoro su commissione. Poche settimane fa una giovane ingegnere di Padova prossima alle nozze ha ordinato i pezzi per la sua nuova casa: zuppiere, piatti con leggeri bordi floreali, boccali, portafrutta ovali, portadolci, alcune conche e due orci di cui mi ha portato il fac-simile avendolo visto su una rivista d'arte sarda. Mi ha perfino chiesto di farle alcuni pezzi nel forno a legna perché – ha spiegato – i colori sono più naturali». Cambia il metodo di lavoro. «Ho abbandonato i grandi numeri e mi sto indirizzando sulla nicchia. Con i lavori manuali non si ha tempo di grandi quantità. Così facendo, spesso, si scade nella routine. Lavorare su indicazione accresce perfino la creatività. E poi è stimolante e coinvolgente decidere gli oggetti, fogge e forme, con chi li dovrà usare e godere nella propria casa. Può essere anche una svolta generale per il nostro artigianato: vogliamo un turismo di nicchia, prodotti agroalimentari di nicchia, formaggi e vini doc e dop. Perché non deve essere di nicchia anche l'artigianato? Finora il lavoro non è mancato anche se sento addosso il peso di una crisi devastante. Ma sono certamente più fortunato di mio padre e dei miei nonni. E resisto».

L’emigrazione. Del bisnonno Paolo Casu mastru broccariu senior si è detto («era morto a 37 anni, aveva combattuto la prima guerra mondiale, vendeva anche nei paesi vicini portando le ceramiche e le brocche sui carri a buoi»). È il padre di Mario a dover emigrare «perché a Siniscola si moriva di fame». Ignazio Pasqualino Casu negli anni '50 del secolo scorso vola al confine tra la Francia e la Germania. Va a sgobbare nelle miniere di carbone della Lorena, nel villaggio di Forbach dove oggi è stata recuperata la galleria di Carrel Wendell diventata forte attrazione dei turisti amanti dell'archeologia industriale. Rientra dopo sei anni e sposa Salvatorica Corrias nota Doloretta. Casu si ributta a capofitto nella ceramica, ha acquisito nuove tecnologie di lavorazione, la bottega va. È aiutato dalla moglie e dalle figlie («a dipingere, a fare trafori»). Ha clienti affezionati: fra gli altri l'attrice Lea Massari che ogni estate «aggiornava la collezione di ceramiche nella sua casa lungo la costa di San Teodoro». Mario deve faticare «a macinare e selezionare le argille, le avevamo raccolte nelle cave di Su mattone e Pirastreri. E proprio qui oggi ho un laboratorio con i due forni, quello moderno a gas e quello vecchio a legna. Ho lasciato il tornio vecchio a pedale di mio padre, impastatrice e sfogliatrice».

Biennale. All'inizio degli anni '60 i Casu di Siniscola partecipano alla mostra organizzata a Sassari dall'Isola per la Biennale di ceramica e terracotta popolare. Parla di loro Marco Marini nell'opera monumentale "Artigianato in mostra 1957-1997". Viene esaltata la produzione primitiva, quella delle brocche utilizzate soprattutto per conservare fresca l'acqua delle sorgenti. Nel 2008 è l'Isre (Istituto superiore regionale etnografico) a documentare 140 anni di artigianato targato Siniscola con un filmato 79 minuti, regista Ignazio Figus, e il racconto in presa diretta della moglie-artista di mastru Casu con i momenti di manualità dell'erede Mario. Che ha innovato anche nei mercati: esponendo al Macef di Milano, a Florence Gift Mart di Firenze, alla Maison&Obiect di Parigi. E lo trovate in quel museo della ceramica (antica e contemporanea) che è il resort Su Gologone di Oliena dove la dinastia Casu è con la buona compagnia di Melkiorre e Federico Melis, Francesco Ciusa, Salvatore Fancello, le sorelle Edina Iride e Lavinia Altara e i moderni Marcello Boi, Giuseppe e Maro Silecchia, Antonio Farci e Franco Scassellati.

Marchio d’origine. Dice Mario: «Tutto questo passato è ovviamente un piacere che non ha limiti ma anche un peso. Per questo ho scelto di indirizzarmi verso prodotti di nicchia. La passione della ceramica è ormai nel mio sangue, bisogna continuare a esaltare un mestiere che è stato fonte di reddito e di notorietà per la mia famiglia e il mio paese. Certo: non aspetto manne da mamma-Regione. Non è riuscita a creare un marchio d'origine, non lo farà mai. Non ha capito quale valore, storico ed economico, abbia il vero artigianato sardo».

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