La Nuova Sardegna

Chirurgia d’avanguardia al Brotzu

Chirurgia d’avanguardia al Brotzu

Applicata all’aorta endoprotesi con due branche laterali: una “prima” mondiale

26 ottobre 2012
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CAGLIARI. Per la prima volta nella comunità internazionale della chirurgia vascolare è stata applicata un’endoprotesi con due branche laterali all’arco dell’aorta evitando il pesantissimo intervento a torace aperto che vari pazienti con l’aneurisma dell’arco dell’aorta e concomitanti problemi cardiaci o respiratori non possono sopportare. Il paziente, di 69 anni, è stato dimesso ieri a venti giorni dall’operazione eseguita al Brotzu di Cagliari dal chirurgo vascolare Stefano Camparini venuto 10 anni fa dal centro di chirurgia vascolare di Modena diretto dal professor Gioacchino Coppi.

Camparini e la sua équipe erano già uno dei sette gruppi che al mondo applicano per via endoscopica una protesi di recente ideazione, progettata e fabbricata a Miami da una ditta spagnola. Ma venti giorni fa il gruppo – di cui fanno parte anche Luigi Pibiri dello stesso reparto di chirurgia toraco-vascolare diretto da Camparini, poi Claudio Ganau del Servizio di Radiologia, gli anestesisti Maurizio Cocco e Gianluca Noto – ha compiuto un passo avanti rispetto agli interventi avviati con le protesi a partire dal giugno 2011 e cominciati al Brotzu nel febbraio scorso: al paziente è stata inserita una protesi con due tronchi che collegano l’arco al cervello, mentre il pezzo utilizzato nei precedenti interventi aveva un tronco soltanto. Cosa vuol dire aver aumentato il numero di tronchi già presenti nella protesi (in natura l’arco dell’aorta ne ha 3 che conducono il sangue al cervello e quindi con un solo tronco gli altri due andavano raccordati per via endovascolare)? «Si riduce il numero di by pass che vanno fatti in via endovascolare – risponde il primario –, due vasi vuol dire che se uno si chiude ce n’è un altro e quindi il cervello resta vascolarizzato comunque».

La protesi arriva nella sede attraverso un foro all’inguine (o anche dal collo), si tratta di un pezzo che viene prodotto su misura per ciascun paziente, gli ingegneri della ditta spagnola hanno presenziato a tutto l’intervento per valutare direttamente e assieme ai chirurghi gli eventuali problemi che potevano insorgere. La riuscita dell’intervento in Sardegna è una notizia che ha fatto il giro dei centri di chirurgia dell’aorta di tutto il mondo: è una frontiera nuova che assicura insperate possibilità di guarigione a pazienti ad alto rischio che non possono essere operati e, tra l’altro, non tutti sono di età avanzata. In Italia l’autorizzazione per questo tipo di interventi ce l’hanno un centro di Roma e l’ospedale Brotzu di Cagliari che ha un’alta casistica di operazioni. (a.s.)

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