La Nuova Sardegna

il sociologo

«A 12 anni fumano e amano i bulli»

di Silvia Sanna

SASSARI. Senza alcun pudore, confessano di provare un certo fastidio verso tutto ciò che appare “diverso”, come il compagno di scuola disabile o gli omosessuali. E quando si parla di bullismo,...

28 novembre 2012
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SASSARI. Senza alcun pudore, confessano di provare un certo fastidio verso tutto ciò che appare “diverso”, come il compagno di scuola disabile o gli omosessuali. E quando si parla di bullismo, difficilmente stanno dalla parte delle vittime: il prepotente, quello che con la violenza riesce ad avere la meglio sui più deboli, è visto come un tipo figo. Sono sempre più piccoli, hanno dagli 8 ai 13 anni: è questa l’età critica, quella in cui è fondamentale intervenire, prima che il ragazzino si perda per strada e a quel punto rimetterlo in carreggiata diventa più complicato. Perché nel frattempo ha acquisito convinzioni e abitudini difficili da sradicare. Gianfranco Oppo, che con gli adolescenti lavora a strettissimo contatto, non si stupisce di fronte alla notizia dei baby falsari di Cagliari. E neppure nell’apprendere che a Sassari un quindicenne spacciava erba davanti a scuola. Nuorese, 65 anni, sociologo, vicepresidente della cooperativa Lariso, attiva nel sociale, e componente dell’Otb, l’osservatorio territoriale sul bullismo nato a Nuoro, dice che «quello che sta succedendo era tutto previsto». Perché, spiega Oppo, «troppi ragazzini, anzi ancora bambini, sono lasciati in balìa di se stessi. A confrontarsi con un mondo virtuale che riempie le loro fragili teste di informazioni pericolose». Famiglie colpevoli? «Di certo distratte, poco attente a quello che fanno i figli davanti a un pc, nei social network, a spasso nell’insidioso universo on line». Gianfranco Oppo, che da quest’anno è anche garante dei detenuti nel carcere di Badu ’e Carros, da mesi è impegnato in un progetto di prevenzione delle devianze giovanili che coinvolge 17 scuole in 7 comuni della Baronia: protagonisti ragazzini dagli 8 ai 13 anni, delle Elementari e delle Medie. Un microcosmo sorprendente, in cui si fuma l’erba già a 12 anni, si guardano con una buona dose di ammirazione i bulli e con occhio impietoso i compagni meno fortunati. Un mondo in cui le regole imposte dagli adulti sono poche o inesistenti e i ragazzini vivono in solitudine il disagio della loro età, quella dei grandi cambiamenti. «Riempiendosi la testa di musica che incita alla violenza, all’uso delle armi, allo stupro», racconta Gianfranco Oppo. Si chiama gangsta rap: attraverso testi spesso misogini racconta la vita delle bande di strada nei ghetti metropolitani. «Per i ragazzini è un lavaggio del cervello continuo. E su tanti fa presa, molto più di concetti come legalità e rispetto». E chi pronuncia queste parole, spesso è guardato come se fosse un marziano.

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