La Nuova Sardegna

Latte, la rivolta delle coop «Date i premi anche a noi»

di Tito Giuseppe Tola ;
Latte, la rivolta delle coop «Date i premi anche a noi»

I rappresentanti di diecimila allevatori contestano le norme che li escludono da una serie di contributi: assemblea per la prima volta unitaria a Macomer

06 gennaio 2013
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MACOMER. Le cooperative lattiero casearie della Sardegna sono sul piede di guerra. Nel corso di una movimentata assemblea alla quale erano rappresentate tutte le aziende sarde del settore hanno deciso di scendere in campo contro la norma che esclude i piccoli allevatori del comparto ovino dal premio per il conferimento del latte ad aziende che non lo trasformano in pecorino romano. Nel mirino delle cooperative, che rappresentano diecimila allevatori associati e che raramente si sono ritrovate assieme a combattere una battaglia unitaria, è l’articolo 7 della legge 15/2010 che premia la diversificazione produttiva con l’obiettivo di ridurre le quantità di latte di pecora da destinare alla produzione di formaggio pecorino romano dop. Agli allevatori che stipulano contratti con industriali caseari che si impegnano a trasformare il latte in formaggi diversi dal pecorino romano o in latte in polvere, viene erogato un contributo di 4000 euro per la produzione della campagna in corso. Ma c’è una condizione: devono conferire almeno 20mila litri di latte. Basta un litro in meno e sono esclusi.

Nel corso di un incontro con l’assessore all’Agricoltura, Oscar Cherchi, tenuto ai primi di novembre a Pardu Nou, in provincia di Oristano, i rappresentanti del mondo della cooperazione avevano chiesto di introdurre nel bando per l’erogazione del premio la possibilità di compensare le quantità conferite, in modo da consentire a tutti di beneficiarne, senza escludere i piccoli allevatori che non producono 20 mila litri di latte all’anno. In pratica, se un socio conferisce 30mila litri di latte e uno 10mila si sottrae alla trasformazione in pecorino romano dop una quantità di latte identica a quella che sarebbe stata raggiunta se entrambi gli allevatori avessero conferito 20mila litri di latte ciascuno.

«Lo spirito della legge – hanno spiegato gli amministratori delle cooperative – é quello di ridurre le produzioni di pecorino romano trasformando il latte in altri prodotti o polverizzandolo».

L’assessore Cherchi si era impegnato a recepire le richieste delle cooperative, ma con la pubblicazione del bando, che fissa al 31 gennaio il termine per presentare le domande di partecipazione, è arrivata la sorpresa. La disposizione che fissa la soglia minima di 20mila litri è rimasta.

«Nel prendere atto che il decreto dell’assessore stravolge lo spirito della legge e la delibera della Giunta e che questo penalizza il mondo della cooperazione mettendola in una condizione di subalternità – si legge in una nota –, ribadiamo la nostra contrarietà a questo modo di operare e chiediamo un incontro urgente da tenersi entro il 10 gennaio. Se la nostra richiesta non sarà accolta, procederemo per le vie legali impugnando il bando di fronte al Tar. La cooperazione ha il dovere morale ed economico di tutelare ognuno dei soci per cui proponiamo che le poche risorse vengano programmate in modo che tutte le aziende produttrici di latte possano fruirne in modo equo. Le coop si ribellano all’iniquità di questa norma discriminante». A preoccupare gli amministratori c’è anche un altro aspetto del problema. Se la norma non sarà modificata, si rischia la fuga dei soci. Qualcuno avrebbe già firmato dei contratti per conferire il latte all’industria privata di trasformazione.

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