La Nuova Sardegna

Ha le ore contate il ladro del calamaio di Garibaldi

di Serena Lullia
Ha le ore contate il ladro del calamaio di Garibaldi

La comunità maddalenina condanna il furto avvenuto la scorsa estate al museo di Caprera: «Un gesto sacrilego»

13 gennaio 2013
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LA MADDALENA. Un gesto sacrilego per l’isola devota all’eroe dei due mondi. Il giorno dopo la scoperta del furto della penna e del calamaio di Garibaldi dal museo di Caprera, la comunità maddalenina si sveglia turbata. Lo straniero che in estate ha portato via da un antico scrittoio la penna e il calamaio del Generale ha violato uno dei luoghi più cari agli isolani, la Casa bianca in cui Garibaldi trascorse 30 dei suoi 75 anni. Mario Birardi è un po’ il simbolo del turbamento della comunità maddalenina. Ex senatore del Pci, consigliere regionale e sindaco, padre del “Memoriale Garibaldi” inaugurato alla presenza dell’amico Giorgio Napolitano, Birardi è anche uno studioso e un collezionista di cimeli garibaldini. Ha fatto dono di una delle sue collezioni al nuovo museo realizzato nel forte Arbuticci. «Mi ha turbato la notizia del furto – spiega Birardi –. In passato c’erano stati altri episodi di questo tipo, ma prima non esisteva un circuito di videosorveglianza. È davvero curioso che possa essere accaduto. C’è grande attenzione nell’organizzazione delle visite al museo, il personale svolge anche un servizio di sorveglianza. Ci sono poi percorsi da seguire, orari e tempi da rispettare. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Certo si tratta di un episodio spiacevole, che deve però servire per migliorare il sistema di sicurezza del museo. Ciò che è custodito nella Casa bianca è un patrimonio unico che va difeso e tutelato. Io ho dato in comodato d’uso al memoriale Garibaldi la mia collezione, con la quale si è instaurato un rapporto d’amore. Ma amo anche la mia comunità e ho voluto condividere con tutti questo grande dono». Il sostituto procuratore della Repubblica di Tempio Angelo Beccu che segue il caso ha già disposto i provvedimenti per recuperare i cimeli dell’eroe. «Non esiste una valutazione di mercato – spiega Birardi –. Un esempio può però essere utile per capire meglio il valore che può avere il calamaio rubato. Gli eredi di Enrico Albanese, uno dei medici di Garibaldi, misero in vendita la camicia rossa usata dal Generale sull’Aspromonte oltre a 115 lettere autografe. Chiedevano 100 milioni di lire, ma secondo me ne valeva molto di più. Un prezzo molto alto che non era nelle mie disponibilità. Chiesi all’allora sindaco di trovare uno sponsor privato per poter acquistare quei cimeli. Per una volta alcuni preziosi oggetti appartenuti al Generale invece che andare via dalla Maddalena sarebbero rientrati sull’isola. Non riuscimmo a trovare finanziatori. La camicia rossa venne acquistata da un mio amico collezionista». Anche il pronipote dell’eroe, Giuseppe Garibaldi è scioccato dalla notizia del furto ma preferisce non dire nulla sull’episodio. No comment anche da parte della direttrice del museo, Laura Donadi. Le indagini sono in una fase molto delicata. Il ladro sarebbe già stato individuato in una città all’estero. Attivata una rete di protezione per impedire che il prezioso cimelio, una penna in bachelite con pennino e un calamaio di vetro possano essere vendute in un mercato dell’antiquariato parallelo. A inchiodare il ladro sono state le telecamere del museo. Gli occhi elettronici hanno ripreso l’uomo, in visita alla Casa bianca con una donna e una bambina, mentre prende la penna e il calamaio dallo scrittoio e lo fa scivolare in una borsa. Nel 1993 alcuni ladri si erano intrufolati nel museo e avevano portato via alcuni oggetti di Garibaldi fra cui una sciabola. I cimeli erano stati recuperati tre anni dopo.

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