La Nuova Sardegna

Il Consiglio di Stato impallina la caccia al tordo

Accolto in sede cautelare il ricorso delle associazioni ambientaliste contro il calendario venatorio che si discosta dalle indicazioni dell’Ispra

19 gennaio 2013
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CAGLIARI. Vietato cacciare tordi bottacci e cesene: lo stop è stato imposto dall’assessorato regionale all’ambiente dopo la pronuncia del Consiglio di Stato, che con l’ordinanza depositata avantieri ha accolto in sede cautelare il ricorso dell’Associazione vittime della caccia e della Lega per l’abolizione della caccia, patrocinate dall’avvocato Andrea Rizzato, contro il calendario venatorio 2012-2013 perché «si è discostato dal parere dell’Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sulla protrazione oltre la data del 10 gennaio 2013 della caccia alle specie indicate senza adeguata motivazione». Per le doppiette della Sardegna è un colpo durissimo: sono quattro giornate di caccia in meno rispetto a quanto previsto nel programma elaborato dalla Regione. Resta invece invariato il calendario della caccia al cinghiale, contro il quale le stesse organizzazioni avevano presentato ricorso. L’assessorato regionale ha preso atto del provvedimento assunto dai giudici di palazzo Spada - il collegio era presieduto da Stefano Beccarini, l’estensore dell’ordinanza è Raffaele Prosperi - e l’assessore Andrea Biancareddu ha convocato una seduta urgente del Comitato faunistico per il 22 gennaio con all’ordine del giorno l’esame del provvedimento. Tutto lascia pensare che la Regione non intenda contrapporsi a un provvedimento cautelare dei massimi giudici amministrativi. Ma sullo sfondo della questione c’è sempre il mancato riconoscimento da parte della Regione delle indicazioni fornite dall’Ispra, che ha studiato i periodi di caccia specie per specie stabilendo limiti temporali precisi. In Sardegna esiste un istituto regionale faunistico che - secondo le interpretazioni delle associazioni venatorie - dovrebbe poter decidere in autonomia, anche in contrasto con l’Ispra. Ma ancora una volta il Consiglio di Stato ha bocciato questa convinzione, stabilendo che i calendari venatori di tutte le regioni italiane devono seguire le indicazioni dell’istituto. Chiusa la stagione alle due specie di volatili, il Tar Sardegna dovrà ora esaminare il merito della questione. Quella ottenuta dalle associazioni anti-caccia e degli ambientalisti è una vittoria, sia pure solo parziale. Nel ricorso al primo grado la Lac, il Wwf e la Lipu avevano chiesto che venisse bandito nella caccia agli ungulati l’uso delle munizioni di piombo, considerate tossiche per l’uomo e per i rapaci necrofagi. Un’altra richiesta riguardava l’orario, che per le associazioni doveva essere stabilito con cadenza quindicinale e non giornaliera. Su questi punti il Consiglio di Stato non si è pronunciato, mentre il Tar aveva respinto nel suo complesso le ragioni del ricorso cautelare.

Ora pende sul calendario venatorio un altro ricorso presentato alla Commissione europea da parte di Amici della Terra, Gruppo di intervento giuridico, Lac e Wwf per la mancata valutazione di incidenza ambientale della caccia nei siti di importanza comunitaria. (m.l)

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