La Nuova Sardegna

Coop sociali, osservatorio sugli appalti

di Umberto Aime

La Lega delle cooperative: «Serve più qualità nella gestione e nell’utilizzo delle risorse per evitare che peggiorino i servizi»

26 gennaio 2013
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CAGLIARI. Il mondo delle cooperative sociali è una sorta di scialuppa per chiunque soffra (pazienti, famiglie, lavoratori, emarginati) e ha bisogno di essere aiutatio per non trasformarsi in un invisibile abbandonato a se stesso. Senza questa scialuppa per molti, purtroppo sono sempre di più i naufraghi, sarebbe come navigare in un mare in tempesta sia che si chiami crisi economica o si materializzi in una malattia incurabile. Sono tutte stagioni di sofferenza, dove ormai lo Stato e la Regione hanno esternalizzato i servizi che possono salvare, o comunque evitare di diventare prigionieri di un mondo, quello dei normali, che «ti ha espulso, condannato, ti considera un peso o, peggio ancora, si è rivoltato contro». In Sardegna le cooperative sociali sono oltre 900, con un fatturato che supera i 200 milioni l’anno e mette assieme oltre 12 mila buste paga fra soci-lavoratori e dipendenti. È, nel suo insieme, quel Terzo settore che per peso economico vale ormai più di qualsiasi industria, mentre da sempre è incalcolabile l’effetto sociale che ha. Senza sarebbe un disastro, ma questa «evidente necessità» non può trasformarsi in un alibi: «anche in questo mondo, dove non mancano certo i finanziamenti seppure in calo, devono esserci regole e controlli sulla qualità». Ed è proprio intorno a questo tema, riassunto così “il futuro dei servizi sociali tra tagli e nuovi bisogni”, che ieri c’è stato il confronto fra le 400 coop iscritte alla Lega delle cooperative. Il coordinatore regionale Enzo Porcu, riconfermato nell’incarico dall’assemblea, è stato duro nel denunciare «l’attacco diretto portato dal governo di centrodestra prima e da quello dei tecnici dopo al sistema del welfare nel momento peggiore vissuto dal Paese dal dopoguerra in poi». Oggi, ha detto, serve quella svolta sociale «necessaria per evitare il tracollo» e per questo non «va svilita la ricchezza di competenze, professionalità e progettualità che la cooperazione sociale ha dimostrato in quelli che possono essere definiti dei veri e propri campi di battaglia». La nuova fase – sempre secondo Legacoop – deve avvenire però «in piena trasparenza soprattutto negli appalti». La richiesta è stata quella di un osservatorio che garantisca il rispetto delle regole all’interno delle associazioni. ad esempio nei rapporti di lavoro con i dipendenti, ma anche «dia al cittadino la garanzia della certezza del servizio di cui ha bisogno». Certo, è un problema anche di finanziamenti e in Sardegna, come riconosciuto a suo tempo anche dal governo, la «rete» c’è e funziona. Però – secondo la Lega – «aumenta il rischio che senza una Consulta regionale dei servizi sociali, dunque senza la partecipazione delle associazioni nel momento di decidere strategie e priorità, ci siano troppi trasferimenti monetari, troppi pochi servizi, col rischio gravissimo di non poter alla fine neanche contare su un vero bilancio che dia la certezza dei risultati ottenuti in termini di salute e coesione sociale». Porcu è stato chiaro nella richiesta: «Chiediamo alla Regione di essere coinvolti nella riorganizzazione del sistema, per puntare a un welfare diffuso ed efficiente». Oltre a Enzo Porcu, nel coordinamento sono stati eletti Riccardo Atzori, Franca Chessa, Elisabetta Caschili, Margherita Floris, Agnese Lampreu, Betta Lasio, Silvio Obinu, Giorgio Pintus, Andrea Pianu e Iside Stevanin.

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