La Nuova Sardegna

Il boom 2008 è lontano ma il Pdl non demorde

di Filippo Peretti
Il boom 2008 è lontano ma il Pdl non demorde

Cinque anni fa ha eletto 14 parlamentari, ora festeggerebbe per la metà

21 febbraio 2013
4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Nel 2008, con il trionfale ritorno di Berlusconi dopo i due anni di un governo Prodi dilaniato dalle divisioni di una maggioranza che come per ironia si chiamava Unione, il Pdl in Sardegna conquistò tutti i quattordici seggi parlamentari riservati alla coalizione vincente. Per capire cosa è successo e cosa è cambiato da allora è sufficiente dire che alle elezioni di domenica e lunedì si accontenterebbe della metà: anzi, parlerebbe di uno straordinario successo.

Questo non vuol dire che il Pdl e il centrodestra non siano competitivi. I bersaniani del Pd hanno smesso da qualche settimana di sottovalutare un avversario che a dicembre sembrava quasi scomparso: si pensi alla farsa della prima tappa – proprio a Cagliari – delle primarie di Angelino Alfano come candidato premier. In due mesi è cambiato tutto, come nel resto d’Italia. Tanto che il coordinatore regionale Settimo Nizzi a chi gli chiede se spera davvero in una vittoria, risponde: «Io non spero, io ne sono certo». Il merito, naturalmente «è del presidente Berlusconi, non c’è nessuno capace come lui di attirare consenso e di mobilitare ed entusiasmare l’elettorato». Nizzi non ha mai abbandonato la nave che rischiava di affondare. E’ tra i pochi big del partito a non essere andato, a dicembre, alla manifestazione cagliaritana di Alfano. Una manifestazione voluta e organizzata dal vice capogruppo della Camera Salvatore Cicu, che aveva lasciato Claudio Scajola per schierarsi con il segretario nazionale, e da Ugo Cappellacci: il presidente della Regione che si era sospeso dal Pdl in polemica col governo Berlusconi e che era poi rientrato grazie alla mediazione di Alfano. Non c’era neanche Mauro Pili, altro berlusconiano doc, più che rivale di Cicu e di Cappellacci. Pili, capolista alla Camera, è stato premiato dal Cavaliere con l’assegnazione del posto di capolista alla Camera, prima di Cicu, che aveva invece sperato nel sorpasso. Nizzi, messo persino dopo Paolo Vella (l’architetto amico del Capo) si è trovato al quarto posto, fortemente a rischio, deluso ma ancora fiducioso in un’impresa di Berlusconi. Spiega Nizzi: «I nostri elettori del 2008 e quelli delle elezioni regionali del 2009 non sono mica scomparsi e non se ne sono andati in altri partiti, basta vedere la fine che ha fatto Gianfranco Fini con il suo Fli. No, gli elettori erano lì, certamente delusi e scoraggiati, ma è bastato che Berlusconi suonasse di nuovo la carica che si sono risvegliati gli entusiasmi di allora».

Rivitalizzati anch’essi dalla riscossa del Cavaliere, i candidati del Pdl si sono tuffati in una campagna elettorale molto dura. Mauro Pili è andato in giro per l’isola a illustrare il suo programma specifico per l’isola, quello che si è fatto sottoscrivere anche dal Cavaliere: «Altrimenti – ha detto – non avrei accettato la candidature». E, attenzione, aveva presentato al Viminale il simbolo della sua associazione Unidos. Da capolista, Pili ha parlato quasi esclusivamente di programma per la Sardegna, rispolverando una proposta di legge già presentata alla Camera e firmata anche da alcuni suoi colleghi sardi del Pdl:Nizzi, Carmelo Porcu e Bruno Murgia. «Sarà la proposta numero 1 della prossima legislatura, la presenterò immediatamente: è il progetto di fare della Sardegna una Regione speciale d’Europa, è l’unica soluzione per attuare un piano di riequilibrio che punti innanzitutto sui trasporti».

E’ stata una campagna elettorale molto vivace anche nel dibattito politico, soprattutto in polemica con lo schieramento di Mario Monti. Innanzitutto nei confronti del premier. Nizzi e Cicu hanno sempre ribattuto con foga agli impegni che Monti assicurava di voler prendere a favore dell’isola. «Si appropria delle iniziative e delle proposte altrui», hanno detto. Una polemica rafforzata anche dal fatto che l’assessore regionale al Bilancio, Giorgio La Spisa, ha lasciato il Pdl per passare, proprio in occasione della presentazione delle liste, con Monti: è numero due per la Camera. La Spisa si è dimesso da vice presidente della giunta e Nizzi avrebbe voluto anche che lasciasse l’assessorato. Ma è stata decisa una tregua: la battaglia, come ha assicurato anche il capogruppo in Consiglio regionale,. Pietro Pittalis, ripartirà subito dopo il voto.

E non sarà rivolta soltanto nei confronti di La Spisa. Perché anche un altro assessore, Antonello Liori, ha lasciato il Pdl per andare con i Fratelli d’Italia. Ma, dicono nel partito, almeno lui è rimasto dentro la coalizione di centrodestra e non è passato con il nemico.

Insomma, queste elezioni serviranno nel Pdl come verifica interna (è ancora aperto il caso di Claudia Lombardo e Mario Diana che hanno formato un nuovo gruppo consiliare) e come verifica per la giunta Cappellacci e come termometro per le elezioni regionali del febbraio 2014. Il confronto non tarderà a partire, anche perché sono in molti a pensare che le elezioni regionali verranno rinviate.

In Primo Piano
Calcio Serie A

Al Cagliari non basta un gran primo tempo: finisce 2-2 la sfida con la Juve

di Enrico Gaviano
Le nostre iniziative