La Nuova Sardegna

I racconti del vecchio pescatore

«In una tempesta legai i marinai»

dall’inviato
«In una tempesta legai i marinai»

Giovannino Pensè ha trascorso tutta la sua vita in mare sulle barche

21 febbraio 2013
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ALGHERO. La mattina arriva in porto al sorgere del sole e guarda il mare con nostalgia. La sua vita l’ha trascorsa tutta sul mare e anche adesso che ha 83 anni qualche uscita con il gozzo attrezzato per la pesca continua a farla. Seduto ai tavolini del bar sul porto, gestito dai figli, continua a dispensare consigli a marinai e pescatori meno esperti, ma l’unico modo per vedere i suoi occhi luccicare è chiedergli di raccontare storie di mare. Ha girato il mondo, ma la sua vita è sempre stata ad Alghero.

«Uscivamo con la barca a remi e andavamo verso Cala Galera – ha cominciato Giovannino Pensè, tornando indietro ai primordi della pesca ad Alghero –. A bordo eravamo in quattro, tutti ai remi e avevamo 24 pezzi di rete da 30 metri ognuno. Facevamo le calate al mattino appena arrivati sul luogo di pesca e le salpavamo qualche ora dopo, continuavamo così per tutta la giornata e rientravamo all’imbrunire stremati. Armavamo le barche a marzo e la prima uscita a lungo la si faceva a Pasqua, fino a ottobre. Poi, erano arrivati i primi motori – sorride a pensarci –. Li mettevamo in moto con la corda avvolta attorno al volano. Finalmente faticavano di meno, ma era dura comunque. Con l’arrivo dei motori, si pescava anche d’inverno e quindi si rischiava di più, ma all’epoca la pesca era un mestiere abbastanza redditizio e quindi valeva la pena».

Giovannino Pensè ha così ricordato quando durante una mareggiata improvvisa e violentissima era stato costretto a legare i marinai all’albero del gozzo e lui stesso al timone per riuscire a riportare la barca in porto. «Impossibile dimenticare la tempesta che investì la mia barca e quella di Salvatore Delrio, il padre di Giovanni, mentre andavamo a ritirare le reti davanti a Lazzaretto. Non potevamo perderle, erano tutta la nostra vita. Un’ondata tremenda aveva danneggiato la barca (uguali, entrambe costruite dai fratelli Feniello, ndr) di Salvatore, ma eravamo comunque riusciti a salvare le reti e la vita». Infine, l’avventura a Mal di Ventre. «Ricordo ancora la gente di Alghero che ci seguiva da terra mentre io e il mio equipaggio risalivamo contro vento il mare di maestrale in burrasca, riuscendo però a rientrare sani e salvi».

Storie di mare che Giovannino Pensè è sempre pronto a raccontare mentre sul porto guarda con nostalgia le barche da pesca rientrare all’imbrunire. (plp)

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