La Nuova Sardegna

Cercando un nuovo orizzonte oltre la crisi

di Paolo Catella
Cercando un nuovo orizzonte oltre la crisi

24 febbraio 2013
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Si vota, finalmente. Dopo una campagna elettorale non proprio appassionante la parola passa ai cittadini, che oggi e domani hanno la possibilità di rinnovare i connotati della nostra singolare democrazia. Non manca la voglia di partecipazione e cambiamento. Le primarie del centrosinistra, le adunate grilline, i tour de force dei leader e la piazza virtuale del web hanno segnalato una domanda di politica, di buona politica, che nemmeno l'implacabile scia di scandali a sfondo partitocratico e il vergognoso permanere di una legge elettorale suina sono riusciti a estinguere. Manca semmai la capacità dei partiti, vecchi e nuovi, di dare a questa domanda risposte all'altezza dei problemi drammatici vissuti dai cittadini con una rabbia crescente, che i partiti, vecchi e nuovi, sottovalutano o si illudono di rappresentare. Si è parlato parecchio di tasse, in campagna elettorale, di conti pubblici e di Europa, come è giusto che sia, ma troppo spesso in chiave banalmente propagandistica. Molto meno di scuola, diritti civili, soprattutto di lavoro, la vera grande emergenza nazionale. C'è stato un momento, dopo l'annuncio delle dimissioni del Papa, che è sembrato di vivere in una specie di sfasatura dimensionale.

Quasi che oltre Tevere si avesse il coraggio di scelte epocali, mentre la nostra politica continuava a giocare con le vecchie regole della caccia al consenso: la piattezza programmatica, il florilegio di promesse, l'enfasi sul carisma del capo. Non tutti i partiti le hanno usate in eguale misura e con la stessa spregiudicatezza, e anche se nessuno è riuscito davvero a scattare oltre, votare dovrebbe essere comunque un esercizio di intelligenza e di capacità di distinguere. Berlusconi è tornato e conta di farci andare alle urne col portafoglio in mano e la memoria corta: via l'Imu, avanti con i condoni, chissenefrega dello spread e assolviamo chi ha lasciato l'Italia sull'orlo di un precipizio. Monti ha ridato provvisoria credibilità al nostro paese, ma non sembra sia riuscito, come del resto chi l’ha saggiamente sostenuto, a comunicare la visione di un orizzonte al di là della crisi, capace di giustificare i sacrifici che ci siamo accollati. Bersani, secondo la celebre definizione di Renzi, è l'usato sicuro, l'uomo che, in caso di vittoria secondo pronostico, cercherà di coniugare rigore, welfare e sviluppo dibattendosi tra Vendola e Monti, se, come sembra probabile, una coalizione sarà necessaria per governare il paese. Grillo è diventato l'incubo di tutti gli altri concorrenti, interpretando a modo suo l'anima ribelle degli anti-casta, ai quali tuttavia, parafrasando Severgnini, verrebbe da chiedere se affiderebbero al comico genovese le chiavi del loro condominio. Ingroia ha raccolto, in chiave vagamente operaista, l'eredità un po' appannata di Di Pietro. Con 23 liste in corsa per la Camera e 22 per il Senato l'offerta politica presentata ai sardi più che completa è ampiamente ridondante. Ma l'imbarazzo della scelta andrebbe ricondotto anche a qualche considerazione razionale sulla capacità dei partiti di portare a Roma, con qualche speranza di efficacia, le istanze specifiche della Sardegna. Inutile aggiungere che c'è chi aspetta il risultato elettorale anche per decidere se staccare la spina a una giunta regionale sempre più ininfluente. Tutti i maggiori leader, a eccezione del Cavaliere sedicente "sardo d'adozione", sono venuti nell'isola a spiegare le loro ricette.

La Nuova si è sforzata di raccontarle con spirito critico verso chiunque, ha provato a stanare candidati e schieramenti per un confronto concreto sui temi cruciali per il futuro dell'isola. Ognuno avrà maturato, ci auguriamo, una propria opinione informata e voterà come crede. Avremo più donne e più giovani in Parlamento. E' una buona notizia, speriamo che non sia l'unica.

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