La Nuova Sardegna

Riscossione tributi, concessa a Equitalia proroga di sei mesi

di Vindice Lecis
Riscossione tributi, concessa a Equitalia proroga di sei mesi

Debiti della pubblica amministrazione, via libera al decreto. Per la copertura 400 milioni di tagli ai fondi per le imprese

05 giugno 2013
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ROMA. Il Senato ha approvato il decreto legge per il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione. Con alcune sorprese sui tagli necessari per garantirne la copertura. Il provvedimento dovrà essere convertito in legge entro il 7 giugno, per cui dovrà passare rapidamente alla Camera per il via libera definitivo. Il governo intanto sta preparando misure per l’occupazione giovanile, focalizzando gli interventi sull’utilizzo dei fondi strutturali europei, sull’ipotesi di sgravi fiscali per le imprese che assumono giovani a tempo indeterminato e sulla definizione di un piano straordinario per il lavoro.

Il decreto approvato dalla Camera sblocca tra il 2013 e il 2014, 40 miliardi di pagamenti da parte della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Una norma consente una cosiddetta fase due, in pratica un’ulteriore tranche di finanziamento che permette nuove erogazioni da parte di tutti gli operatori finanziari. Con 400 milioni di tagli ai fondi per le imprese si copre lo stop al pagamento dell’Imu sugli immobili di proprietà dei Comuni. La copertura per il 2014 del decreto legge, vale a dire 550 milioni, sarà ricavata con l’aumento dell’Iva mentre nel 2015 le risorse saranno reperite con tagli lineari ai ministeri con l’eccezione di scuola e università.

Recependo le indicazioni dell’Anci sono stati esclusi dal patto di Stabilità interno i pagamenti di debiti in quota capitale. Le Regioni potranno modificare gli spazi finanziari ceduti a Province e Comuni. Allentate anche le sanzioni per quegli enti locali che sono stati costretti a sforare il patto di Stabilità a causa del mancato pagamento dei debiti.

Punto centrale è anche la possibilità di compensare i crediti e i debiti sino alla soglia di 700 mila euro. Altri punti presenti nel dl votato dalla Camera riguardano: l’obbligo di esibire il Durc (documento unico di regolarità contributiva) da parte delle imprese per ottenere i pagamenti; la possibilità per i professionisti di poter riscuotere i crediti accumulati nei confronti della Pubblica amministrazione; il via libera dal prossimo anno alla concessione della garanzia dello Stato per agevolare la cessione dei crediti maturati entro fine 2012 «a banche e ad altri intermediari finanziari»; l’autorizzazione alle imprese, sino al 2015, di poter sospendere i lavori nel caso in cui il mancato pagamento raggiunga il 15% dell’importo netto contrattuale.

Saranno inoltre le singole amministrazioni a definire l’ordine cronologico di chi ha diritto ai pagamenti. Previste anche multe sino a 100 euro al giorno per i dirigenti che non rispettano la tabella di marcia. Per quanto riguarda la Tares per il solo anno in corso i Comuni potranno modificare la scadenza fissata a luglio insieme al numero delle rate del tributo. Allo stesso modo disporranno di sei mesi in più per organizzare la riscossione in proprio dei tributi: di fatto una proroga dei poteri di Equitalia. I comuni hanno però accolto molto favorevolmente l’adozione di quest’ultimo punto: avranno più tempo per affidare a un altro soggetto la riscossione come è già accaduto in diverse regioni.

L’approvazione del decreto piace al Pd che mette però in guardia dalla burocrazia: «Troppe volte i grandi mandarini della Pubblica amministrazione hanno bloccato con cavilli burocratici irresponsabili, scelte politiche che avrebbero già da tempo consentito di arginare il problema a cui oggi cerchiamo di porre rimedio» afferma il senatore democratico Sangalli.

Intanto un nuovo studio (della Onlus Società In formazione) conferma la stortura del mercato del lavoro italiano: i precari nel nostro Paese sono 3.315.580, guadagnano mediamente 836 euro mensili e uno su tre è impiegato nella Pubblica amministrazione. Solo il 15% ha conseguito una laurea e poco meno del 36% lavora nel Mezzogiorno. Le donne sono pagate meno degli uomini.

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