La Nuova Sardegna

Antonia sotto choc: in cella il fratello e il figlio

di Valeria Gianoglio
Antonia sotto choc: in cella il fratello e il figlio

La sorella dell’ex primula rossa: non ci credo, è impossibile che sia successo Deledda, sindaco di Orgosolo: in questi anni è stato un compaesano come tanti

11 giugno 2013
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INVIATO A ORGOSOLO. «No, è impossibile che sia successo. Mio fratello Graziano era a casa mia, stanotte. Era a letto, quando sono venuti a prenderlo. Ma non ha fatto nulla». Porta il nome della celebre compaesana “beata”, Antonia Mesina, ha chiuso poco prima il portoncino bianco di casa, al numero 1 di via Gallura, e ormai non riceve più nessuno, ma ogni tanto, seppure in preda allo sconforto, risponde al telefono. «No, mi scusi, è impossibile che siano accadute tutte queste cose. Mio fratello non ha fatto nulla» continua a ripetere poco prima di essere richiamata dal trillo insistente di citofoni e varie suonerie. «Scusate, ma ora devo andare» aggiunge, con un filo di voce. È una brutta giornata, per Antonia Mesina e si capisce lontano un miglio che avrebbe solo voglia di dimenticare, di chiudere le persiane, allontanare gli scocciatori e sperare che sia stato tutto un brutto sogno. E che magari la stessa giustizia che qualche ora prima glieli ha portati via, glieli riporti anche, il fratello Graziano e il figlio Raimondo Crissantu, arrestati nell’ambito della stessa maxi inchiesta.

A qualche decina di metri in linea d’aria dalla casa di via Gallura 1, la vita di Orgosolo scorre come in tante altre giornate. Un gruppo di turisti francesi sciama a naso in su sul corso Repubblica, fa slalom tra alcuni operai, si ferma per imprimere per sempre, con una fotografia, i colori e gli slogan dei tantissimi murales. Vicino alla casa di Antonia Mesina, c’è anche una famigliola di Bergamo, appena arrivata da Santa Teresa di Gallura dove sta trascorrendo le vacanze. «Mesina?– dicono – abbiamo sentito poco fa, ma non siamo venuti per lui».

E anche in municipio le quotidianità amministrative sono quelle di sempre. Il portone è spalancato, il sindaco Dionigi Deledda, parla con i suoi compaesani, firma alcuni fogli, e si fa largo tra un folto assembramento di persone. «Oggi stiamo facendo la seconda tranche di assunzioni per i cantieri verdi», dice. «Mesina? Sì, qui in Comune lo abbiamo saputo poco fa, e francamente non so cosa pensare. Posso solo dire che in questi anni, per quanto ci riguarda, è stato un compaesano come tanti, gentile e disponibile. Quanto ai fatti che gli contestano oggi, come sindaco posso dire che ovviamente non conosciamo le carte, né del resto è nostro compito giudicare, perché siamo un Comune, non un tribunale». «Quelli appena trascorsi – aggiunge il sindaco – sono stati giorni di festa perché abbiamo partecipato con gioia alla ordinazione del nuovo sacerdote del paese, Simone Corraine».

«Nella nostra lettera non abbiamo mai voluto negare i problemi del paese – dice, invece, Nicola Vedele, 23 anni,studente universitario a Cagliari, uno dei firmatari della lettera inviata nelle scorse settimane ai giornali per difendere l’immagine del paese dalle strumentalizzazioni –. Non abbiamo detto che Orgosolo è un paese fatto solo di buoni. Abbiamo detto che non era giusto strumentalizzare ogni singolo episodio di cronaca, anche il più piccolo, per dire che il nostro è un paese particolare. La criminalità non è un fatto genetico».

«Gli arresti di oggi? Sì – dice – ho saputo perché molto presto, alle 5, sono partito dal paese per andare a Cagliari, e ho visto i carabinieri. Ma questa operazione di oggi, non ci smentisce. Quella nostra lettera, non voleva tanto parlare ai “buoni” del paese, quanto ai “cattivi”».

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