In ballo la revoca della grazia
Ma l’ex primula rossa dovrà prima essere condannato di nuovo
CAGLIARI. Graziano Mesina rischia la revoca della grazia ottenuta per decisione del presidente Carlo Azeglio Ciampi, ma ad applicare le condizioni previste nel decreto firmato nel 2004 dal Quirinale non sarà Giorgio Napolitano e neppure il ministero della Giustizia, che a suo tempo propose per lui il perdono di Stato: codici alla mano il compito di cancellare il beneficio spetta al giudice dell’esecuzione, come dire l’ultimo giudice - tribunale, corte d’assise o d’appello - che ha emesso nei confronti di Mesina una sentenza di condanna non riformata in un grado successivo e diventata dunque definitiva. In sostanza la sentenza che ha spalancato le porte del carcere al celebre bandito di Orgosolo. Paradossalmente, ma in linea con le norme penali, a dare un colpo di spugna sul decreto di grazia potrebbe essere anche un collegio di primo grado su richiesta della Procura territoriale. Ma perché si arrivi alla revoca, Mesina dovrà essere processato per le accuse che gli rivolge la Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, quindi riconosciuto colpevole e condannato definitivamente a una pena superiore ai sei mesi di reclusione. Soltanto se questo avverrà la Procura competente chiederà al giudice dell’esecuzione di tener conto delle condizioni stabilite nel decreto di grazia firmato da Ciampi e su Mesina tornerà a pesare la vecchia condanna all’ergastolo. A quel punto non avrà alcuna importanza l’età dell’ex primula rossa: a settantuno anni si può evitare il carcere ma non con l’ergastolo e se si ha uno status di delinquente abituale. (m.l)