La Nuova Sardegna

Aumento dell’Iva rinviato di tre mesi

di Vindice Lecis
Aumento dell’Iva rinviato di tre mesi

Si lavora per ristrutturare le aliquote. Brunetta (Pdl) minaccia: se è una presa in giro maggioranza finita

26 giugno 2013
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ROMA. Un rinvio di tre mesi per trovare i soldi necessari. L’aumento di un punto dell’Iva slitterebbe così dal primo luglio a fine settembre. La decisione sarà presa oggi nel Consiglio dei ministri ma non soddisfa il Pdl. «Non va bene - tuona Brunetta - noi non ci stiamo e la maggioranza non c’è più». Gli fa eco Capezzone: «Temo che qualcuno nel governo non abbia compreso». Ma bisognerà capire quanto reali siano le minacce del partito di Berlusconi nel voler staccare la spina al governo.

L’esecutivo guidato da Enrico Letta, con Angelino Alfano al fianco come vice, dunque deciderà il rinvio dell’aumento, annuncia il ministro agli Affari regionali Graziano Delrio «e nel frattempo si lavora per ritrutturare tutto il sistema delle aliquote». Dopo l’Imu, dunque, arriva un nuovo rinvio in stile vecchia Dc per mettere al riparo il governo, per quanto possibile, dall’ondata di risentimento del Pdl seguita alla condanna di Berlusconi. Il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta (Pd) è un altro convinto teorizzatore del rinvio: ci sono troppi nodi aperti che il governo non ha affrontato strutturalmente e che ha fatto slittare, vale a dire «Imu, Iva e cuneo fiscale. Non escludo la necessità di un rifinanziamento della Cassa in deroga entro fine anno, oltre al tema dell’occupazione». Per questo il rinvio potrebbe portare un po’ di ossigeno all’esecutivo, ma si tratterebbe di una logica da «governo balneare» che Letta rifiuta. Spiega ancora Baretta, che la soluzione «è la costruzione di un itinerario per rispondere a queste emergenze. E’ la legge di stabilità il luogo deputato per farlo». Il rinvio di tre mesi, aggiunge, costerà 1 miliardo, per la rata di giugno dell’Imu ne servono due. In questi mesi sarà possibile riflettere sulle coperture finanziarie, a partire dal nodo delle accise per le quali propone «qualche ritocco».

Questa tecnica del rinvio non piace dunque al Pdl che la definisce con Brunetta «ridicola e assurda», proponendo invece la sospensione dell’aumento per almeno sei mesi. Tra l’altro il presidente dei deputati del Pdl chiede al governo di smentire di voler coprire il rinvio dell’aumento aumentando l’acconto Irpef di fine anno. Insiste Capezzone (sempre Pdl) che serve «uno scatto» da parte del governo.

Il Pd, l’altro azionista del governo Letta, chiede al partito alleato di decidere cioè se «essere incendiario o pompiere». Il Pd accetta l’idea di una sospensione dell’Iva per tre mesi «perché fornisce al governo altro tempo per trovare le risorse». E non manca di ricordare che, se ci troviamo in questa situazione, è per responsabilità diretta del governo Berlusconi che «decise una netta riduzione dei regimi di esenzione fiscale innescando il successivo aumento dell’Iva». Interviene anche il responsabile economico del partito, Matteo Colaninno che sfida il presidente dei deputati Pdl: «E’ proprio sicuro Brunetta nel continuare a dire che sul rinvio dell’Iva non c’è la maggioranza»?

Chi non ha dubbi sono le organizzazioni economiche. Federdistribuzione si augura siano trovate le risorse per scongiurare definitivamente l’aumento dell’Iva che avrebbe conseguenti pesanti sui consumi, già al lumicino come confermato dai dati dell’Istat. Cifre che l’associazione considera «particolarmente negative» soprattutto per quanto riguarda le vendite alimentari. Il presidente di Federdistribuzione, Cobolli Gigli, è comunque favorevole «al rinvio dell’aumento dell’Iva, ma auspichiamo che possano essere trovate all’interno della legge di stabilità le risorse necessarie per scongiurare definitivamente un provvedimento ulteriormente deprimente per la domanda interna».

Il Consiglio dei ministri odierno oltre alla possibilità di un rinvio dell’Iva, affronterà «fuori sacco» anche le questioni del lavoro in vista dell’imminente vertice europeo. Ma anche sul pacchetto occupazione si scontano forti problemi legati alla copertura dei provvedimenti, come ad esempio gli sgravi alle imprese.

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