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Gli imprenditori al battesimo

dall’inviato
Gli imprenditori al battesimo

Casula, Clivati, Ibba: sul tavolo i problemi da sciogliere per la ripresa

21 luglio 2013
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ABBASANTA. Cento milioni di fatturato è una fascia bassa, minima per dare la dimensione delle tre imprese sarde che lavorano nell’isola utilizzando risorse locali, producendo reddito e ricchezza. Ma le condizioni operative non sono le migliori. I costi operativi, i trasporti, la sinergia, la collaborazione sono voci deficitarie nello scenario imprenditoriale sardo. I rappresentanti delle tre aziende sono intervenuti al dibattito che ha accompagnato la nascita del Partito dei sardi per raccontare le proprie esperienze e offrire al taccuino della politica qualche nota sull’esigenza di cambiamento per poter lavorare meglio.

Francesco Casula. Il direttore generale della Latte Arborea parla di uno scenario mondiale cambiato e spiega che «per competere è necessario creare un network con i grandi gruppi nazionali e europei». Ma non è l’Europa lo scenario al quale guardare. «Perchè qui i consumi domestici agroalimentari non aumenteranno più: ci saranno decenni di calo». La Latte Arborea è una grande azienda sarda che lavora sul prodotto locale ma è una piccola impresa rispetto alle multinazionali. «Per affrontare una prospettiva di scenario locale tendente al peggioramento occorre «rivolgere l’attenzione verso l’Asia, il Sudamerica, il Nordafrica».

Giangiacomo Ibba. È il presidente del gruppo Crai, di radice oristanese e tutta sarda. Parla di una generale condizione di marginalità che non è sufficiente per abbattere gli investimenti. Che fare allora per dare ai clienti, peraltro in tempi di crisi, un prodotto di qualità a prezzi convenienti? «Aumentare ancor più l’utilizzazione del prodotto sardo facendo crescere l’integrazione fra le aziende», è la strada indicata dal manager. Ancora: «Favorire l’autoconsumo interno e smetterla con gli incentivi».

Paolo Clivati. Amministratore delegato di Ottana Energia. Dalle ceneri dell’industria chimica ha acquisito una centrale elettrica e ha cominciato a produrre energia per alimentare l’attigua fabbrica di Pet. «Con questo abbinamento ha avuto senso investire». Oltre 400 milioni di fatturato e 250 dipendenti complessivi. «Ma la produzione di energia ci costa cara come acquistarla a prezzi alti». Tema su cui la Sardegna tergiversa da decenni. (gpm)

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