La Nuova Sardegna

Lingua sarda obbligatoria a scuola, presentata una legge

Lingua sarda obbligatoria a scuola, presentata una legge

La proposta è del Psd’Az: «Le alleanze passano dal bilinguismo». Sanna è pronto a sostenere la candidatura di Barracciu nel Centrosinistra

22 agosto 2013
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CAGLIARI. Prove di bilinguismo in Sardegna mentre l’attenzione dei partiti è concentrata sulle prossime elezioni e sulle candidature. I sardisti hanno presentato in Consiglio una proposta di legge per rendere obbligatorio il sardo nelle scuole e, nell’occasione, Giacomo Sanna, ha detto di essere pronto a sostenere la candidata alla presidenza della Regione Francesca Barracciu.

«Non possiamo imporre un nostro candidato anche per il percorso fatto sino ad oggi, credo, però, che in questo momento una donna, in questo caso Francesca Barracciu, rappresenti il rinnovamento». Il Psd’Az deciderà a settembre. Sul bilinguismo, dopo le recenti polemiche con lo Stato che ha proibito la doppia dicitura, in italiano e in sardo, della toponomastica nei Comuni, il Psd'Az ha presentato una legge di revisione costituzionale dello Statuto che parifica la lingua sarda a quella italiana, inserendola a pieno titolo come «ufficiale» nella Carta del 1948. La legge, un solo articolo, tutela e offre lo stesso riconoscimento anche al catalano, al gallurese, al sassarese e al tabarchino.

La prima conseguenza pratica, se la legge dovesse essere approvata, sarebbe oltre all'utilizzo corrente negli atti della pubblica amministrazione, come accade in Alto Adige o in Valle d'Aosta, l'insegnamento obbligatorio della lingua sarda nelle scuole.

«È un problema che tutte le forze politiche del Consiglio regionale devono affrontare - ha spiegato il presidente dei Quattro Mori, Giacomo Sanna - è maturato il momento che anche i parlamentari si esprimano perché esiste un deficit in uno dei canali preferenziali: nel comitato parlamentare per le riforme costituzionali non è presente nessun sardo». Secondo Sanna «questo lavoro sarebbe dovuto esser fatto dall'assemblea costituente, ma non c'è stata e non c'è la volontà di istituirla». Resta ancora aperta la discussione su quale variante della lingua possa esser utilizzata in tutti i territori. Secondo Christian Solinas «è importante non assistere inermi a quello che sta succedendo».

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