La Nuova Sardegna

Ieri la prima sarda de “L’arbitro” a Oristano con Cucciari e Urgu

di Caterina Cossu

ORISTANO. Tutti hanno voluto stringergli la mano, abbracciarlo, oppure semplicemente conoscerlo e augurargli “A chent’annos”, come si fa ai compleanni. Basterebbero i sette spettacoli in due cinema...

12 settembre 2013
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ORISTANO. Tutti hanno voluto stringergli la mano, abbracciarlo, oppure semplicemente conoscerlo e augurargli “A chent’annos”, come si fa ai compleanni. Basterebbero i sette spettacoli in due cinema che registrano il tutto esaurito per ripagare Paolo Zucca dei sei anni di fatiche che ieri sera hanno portato alla prima dell’Arbitro, nella sua città.

Ma Oristano gli regala qualcosa di più, nella proiezione inaugurale delle sei del pomeriggio all’Ariston di via Cagliari. Gli scrosci di applausi non si contano per tutta la durata del film, incorniciando scene e gag già diventate icone. E tra le risate sincere e tintinnanti è un continuo riconoscersi di tutti gli oristanesi nella sua pellicola. Il vicino di casa che fa la comparsa tra il pubblico della partita, il campetto dietro al cimitero dove “anche io ho giocato”, la Sardegna pastorale che tutti amano e hanno imparato a conoscere, anche se dalla città.

Ed è così che la prima di un film perde la patinata e finta cartonatura del tappeto rosso delle buone occasioni, diventando un vero e proprio momento di condivisione per l’intera città. L’abbraccio il regista se lo divide con gli attori sardi che lo hanno accompagnato in questo viaggio, ieri al suo fianco. Benito Urgu, Geppi Cucciari e Jacopo Cullin si concedono per un’infinità di foto condivise immediatamente su Facebook e Instagram, tutti vogliono far sapere che c’erano. Attori e regista ricevono un dono dal sindaco Guido Tendas, che si dice “orgoglioso di poter celebrare la migliore Sardegna che si fa conoscere nel mondo”.

Per Paolo Zucca, una maschera della Sartiglia, che lui stesso ha omaggiato a dieci minuti dall’inizio del film con una perfetta pariglia a cavallo, tre su tre. “Mollica mi ha definito un gigante, Paolo Zucca dice che nei comizi faccio intenerire anche i bisonti” ha ricordato prima della proiezione Benito Urgu. E la reazione del pubblico non lo contraddice, il suo soliloquio che celebra la vittoria del calcio sulla corruzione ammutolisce la sala e conquista i cuori. Ed è forse, il momento più sentito di tutto il lungometraggio. Qualcuno era entrato in sala scettico, aspettandosi un susseguirsi di macchiette. “Invece, è uno dei film migliori dell’anno e mi sono dovuta ricredere” commenta la trentacinquenne Sabrina di Oristano, uscendo dalla sala. "Bellissimo, esilarante, il tempo è passato in un baleno" incalza l'amica Antonella, di Solarussa. E chi se ne intende, ha solo belle parole da spendere. "Con tutto il rispetto per Salvatore Mereu, ma Paolo Zucca è di gran lunga più fresco e godibile – si lancia la giovane Severina, habitué dei cineclub – ho apprezzato sopratutto il finale con il rigore invisibile di Urgu. Sembrava quasi una scena di Michelangelo Antonioni".

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