La Nuova Sardegna

Varato il nuovo piano per la pesca

di Antonio Meloni
Varato il nuovo piano per la pesca

Si chiama Gac e dovrebbe estendersi nel nord dell’isola, la Regione lo ha finanziato con un milione e 350mila euro

19 settembre 2013
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SASSARI. Il valore del progetto è nei numeri espressi e nel potenziale giro d’affari di una realtà che abbraccia tutto il nord Sardegna. Si chiama Gac(Gruppo di azione costiera) e ha appena avuto dalla Regione un finanziamento di un milione e 350 mila euro con i quali dovrà avviare il nuovo Piano per la pesca. Con loro e l’Argea (Agenzia per la gestione e l'erogazione degli aiuti in agricoltura), la Regione, nei giorni scorsi, ha siglato un protocollo d’intesa per dare gambe al Piano di sviluppo locale. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati ieri da Benedetto Sechi, presidente del Gac, affiancato da Gavino Sini (presidente dell’ente camerale di via Roma) e Enrico Daga (assessore provinciale alla Programmazione). Che il Gac sia una realtà importante Sechi lo ha rimarcato subito snocciolando i dati di quella che per il nord Sardegna può essere un’opportunità di lasciarsi dietro una lunga stagione di crisi. Quattordici comuni, due Province (Sassari e Olbia-Tempio), due parchi marini, l’Università, la Camera di commercio e una ventina di associazioni di categoria: un mastodonte che impiega non meno di 400 addetti diretti e un indotto potenzialmente più numeroso. Con queste cifre, forte di un finanziamento importante, il Gac si appresta a varare un progetto ambizioso che raggruppa realtà diverse con l’obiettivo di rifondare il comparto della pesca per farne uno dei settori portanti dell’economia sarda. «Abbiamo 26 azioni da avviare – ha spiegato Benedetto Sechi – che non riguardano solo la pesca in senso stretto, ma anche il turismo, la ristorazione e la ricerca, si tratta di valorizzare il nostro pescato riorganizzando anche strutture mercatali come Porto Torres e Castelsardo». Un’attività complessa e importante, dunque, che dovrà essere affiancata da un’opportuna azione formativa per la quale ci si avvarrà del supporto degli istituti nautici: «Indispensabile – ha proseguito Sechi – abbassare l’età media dei lavoratori del comparto ittico che oggi sfiora i 60 anni». Lavoratori d’esperienza, ai quali devono essere affiancate forze nuove per avviare il necessario turn over che consentirà di fare il salto di qualità. Il fitto programma illustrato dal presidente del Gac, comprende anche numerose attività sperimentali, una per tutte, la coltivazione delle ostriche: «Un prodotto d’eccellenza – ha proseguito Benedetto Sechi – che si consuma tutto l’anno e che può essere coltivato con profitto in modo semplice e redditizio». L’intento è quello di riportare al centro dell’azione economica la cultura del mare che non è un’attività marginale, ma una voce importante nel bilancio di una regione bisognosa di progetti alternativi a quelli varati finora. Senza sottovalutare il fatto che alla pesca è legato a doppio filo il settore turistico che proprio nel nord Sardegna, dopo anni di crisi, quest’anno ha fatto registrare chiari segnali di ripresa. L’area di competenza del Gac, 450 chilometri di costa, da Porto Tangone a Capo Ferro, rappresenta il 24 per cento del territorio regionale in cui l’attività di pesca, praticata da secoli, è ampiamente distribuita e negli anni, ha determinato perfino la nascita di borghi costieri abitati solo da pescatori. Ultima, non per importanza, la presenza di due parchi nazionali (Asinara e Maddalena), del Parco di Porto Conte e di due Aree marine protette: Capo Caccia e isole Piana e dell’Asinara. «E’ arrivato il momento di guardare il mare di fronte – ha concluso Gavino Sini – e non dargli le spalle come storicamente è avvenuto, perché la pesca e le attività connesse sono una delle sfide da raccogliere per uscire dall’impasse che attanaglia la nostra economia».

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