La Nuova Sardegna

Nel sud della Sardegna il radiotelescopio più grande d’Europa

di Paolo Merlini
Nel sud della Sardegna il radiotelescopio più grande d’Europa

Il Sardinia Radio Telescope è stato inaugurato ieri a San Basilio, 35 chilometri da Cagliari, in una conca a 700 metri d’altezza. Alto come un palazzo di 20 piani e pesante tremila tonnellate, è il secondo al mondo per dimensioni: potrà sondare lo spazio più remoto raccogliendo informazioni sull’universo - FOTO

01 ottobre 2013
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SAN BASILIO. Da oggi la Sardegna ha un ruolo centrale nell’universo. Non è un’affermazione pretenziosa dettata dall’amor di patria, o una metafora, ma un dato scientifico. Dopo anni di lavoro è stato concluso e inaugurato il più grande radiotelescopio europeo, il secondo al mondo per dimensioni, capace di osservare lo spazio e cercare oggetti lontanissimi e sconosciuti. È stato realizzato in un altopiano del Gerrei, a settecento metri d’altezza, in una vasta conca a sud di San Basilio, a 35 chilometri da Cagliari. Si chiama Srt, acronimo di Sardinia Radio Telescope, è un concentrato di alta tecnologia e colpisce anzitutto per le dimensioni: è alto come un palazzo di venti piani, ha una lunga antenna inserita in un’enorme parabola del diametro di 64 metri, costituita a sua volta da mille pannelli che si muovono in maniera indipendente. Per costruirlo sono state impiegate tremila tonnellate di acciaio, realizzate quindicimila saldature. E sono state utilizzate speciali gru, eccezionali per altezza e portata, per sollevare la grande antenna e issarla sul basamento in cemento, parzialmente interrato: un parallelepipedo con quattro lati da quaranta metri ciascuno e profondo sei.

È costato 60 milioni di euro, ed è il frutto di una sfida pensata nel 1996, quando l’attuale ministero dell’istruzione, università e ricerca, il Miur, era retto da Luigi Berlinguer, e affidata all’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica, a cui si sono aggiunti l’Asi, Agenzia spaziale italiana, e la Regione Sardegna. Srt è il terzo radiotelescopio italiano, arriva dopo quelli di Medicina in Emilia e di Noto in Sicilia. Interagirà con essi, ma non solo, perché è inserito in una rete mondiale di radiotelescopi. Potrà scrutare il cielo e lo spazio più lontano ma anche ciò che di infinitesimale, per noi che l’abitiamo almeno, accade sulla Terra: come misurare la deriva dei continenti. «Grazie ad esso, possiamo vedere l’Africa che “sbatte” contro l’Europa alla velocità con la quale crescono le unghie di un neonato», dice Giovanni Bignami, presidente dell’istituto nazionale di astrofisica e uno dei padri del progetto Srt: «Questo gigante d’acciaio ha le dimensioni di un incrociatore ma può puntare il cielo con la precisione di un microscopio». È proprio Bignami, all’inizio della cerimonia ieri mattina, a leggere il messaggio di Giorgio Napolitano: «Questo prestigioso esempio di altissima e qualificata specializzazione scientifica e tecnologica si inserisce a pieno titolo nella lunga e illustre tradizione del nostro paese nel campo della ricerca astronomica e astrofisica e potrà promuovere il raggiungimento di nuovi traguardi, impensabili non molto tempo fa, nello studio e conoscenza dell'universo», scrive il capo dello Stato.

La cerimonia è un evento non solo per le centinaia di tecnici e ricercatori che hanno lavorato al progetto, ma anche per le tante persone, soprattutto del Gerrei, che hanno visto sorgere questo gigante d’acciaio nell’arco di dieci anni (la ditta tedesca Mtm ha avviato i lavori nel 2003). Ieri mattina a Prano Sanguni, questo il nome dell’altopiano, c’erano1500 persone. Un lavoro di organizzazione complesso coordinato dall’Osservatorio astronomico di Cagliari, che sovrintende al progetto Srt insieme all’Istituto di radioastronomia di Bologna e all’Osservatorio di Arcetri. Momenti di emozione quando Srt ruota sul proprio asse, fa una sorta d’inchino al pubblico, e si rimette a guardare il cielo.

Alla cerimonia era attesa il ministro Maria Chiara Carrozza, ma la crisi di governo l’ha trattenuta a Roma. È presente il sottosegretario del Miur, Marco Rossi Doria: «Con il progetto Srt l'Italia si candida a rivestire un ruolo di primo piano in Europa per ricerca, divulgazione e alta formazione scientifica», ha detto, promettendo che stavolta «i fondi ci saranno». Il direttore del progetto Nicolo D'Amico annuncia che si spenderanno «due milioni all'anno incluse le spese per i 25 professionisti, selezionati con bandi nazionali, di cui sette, tutti giovani sardi, sono già stati assunti dopo un periodo formativo». Alla cerimonia ha preso parte anche Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, «per testimoniare il grande interesse» dell’emittente pubblica. Il taglio del nastro è affidato a Ugo Cappellacci. Il governatore della Sardegna annuncia che l'8 ottobre verrà formalmente costituito il Distretto aerospaziale sardo che ingloba questo impianto e vede la partecipazione dell'Agenzia spaziale italiana, di Cnr e Crs4, capace di generare investimenti per milioni di euro». Bignami annuncia che si apriranno collaborazioni con le agenzie spaziali Esa e Nasa e rivela che, accanto a progetti serissimi, c’è spazio anche per temi più lievi, se non proprio legati alla fantasia, almeno oggi. Come la possibile collaborazione con il Seti institute, l’ente che si occupa della ricerca di intelligenza extraterrestre. Bignami ironizza e propone di inaugurare un twitter spaziale per lanciare messaggi. Non si sa mai che qualcuno da lassù voglia darci una mano.

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