La Nuova Sardegna

Il padre del sassarino morto in Iraq

«Ci vuole rispetto per i morti»

«Ci vuole rispetto per i morti»

«Mia moglie stroncata dal dolore, ma ora in casa c’è un altro Silvio»

14 novembre 2013
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. «Quello è un carnefice, non venite a dirmi che è anche lui una vittima, la signora Corda deve capire che è un terrorista e poi ci vuole rispetto per i morti». Ruggero Olla, il padre di Silvio, il maresciallo della Brigata Sassari morto a Nassiriya, non ama le polemiche, ha sofferto in silenzio per 10 anni, affrontando con coraggio le durissime prove che la vita gli ha messo davanti, ma non riesce a trattenersi: «Non vorrei che un giorno dovesse piangere per un figlio morto come il mio Silvio». Poi la polemica viene sommersa dai ricordi. «Dieci anni ma sembra ieri – ha detto il padre di Silvio, che trascorre le sue giornate tra la casa di Sant’Antioco, il cimitero, la chiesa e l’associazione di volontariato, impegno che l’aiuta a lenire il dolore –. Con mia moglie stavamo andando alla festa di un anziano quand’era arrivata la notizia dell’attentato. Lei era molto agitata, se lo sentiva, le dicevo di stare tranquilla fino a quando non ha squillato il telefono. Ho sentito la voce di Gianfranco (Scalas, portavoce della missione, ndr) e ho capito immediatamente. Non ha parlato, piangeva e anche io, mentre mio moglie urlava il nome di Silvio». La mamma del sassarino da quel giorno non si è più ripresa ed è morta dopo quattro anni di sofferenze: «durante i quali anche il professor Umberto Veronesi mi disse: non c’è niente da fare, non vuole vivere», ha ricordato Ruggero Olla, maresciallo dell’esercito, congedato a Teulada. Il figlio maggiore, Francesco, è colonnello dell’Esercito con un alto incarico al Comando generale. La figlia invece vive va Sant’Antioco e da poco gli ha regalato una nipotina. «Sara è bellissima – ha spiegato Ruggero Olla, commuovendosi –. Mi aiuta a tirare avanti, come era successo con Silvio, il figlio di Francesco, nato il 19 novembre 2004, esattamente un anno e 7 giorni dopo la morte del mio Silvio. ha riempito la casa di gioia in quei giorni drammatici, chiamarlo con quel nome era ogni volta un colpo al cuore. Grazie a Dio ci sono loro – ha concluso Ruggero Olla sorridendo – altrimenti non so come avrei fatto». (plp)

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative