La Nuova Sardegna

«Non rubare spazi all’acqua»

«Non rubare spazi all’acqua»

I giudizi dei geologi Giacomo Oggiano (ateneo di Sassari) e Fausto Pani (Cagliari)

20 novembre 2013
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SASSARI. «Eventi eccezionali, ma non si devono più rubare spazi all’acqua». Da alcuni noti geologi sardi arrivano le prime valutazioni sulle conseguenze del ciclone. Spiega il geologo Giacomo Oggiano, dell’università sassarese: «Certo, in 24 ore è caduta più acqua di quella che solitamente arriva in 6 mesi, ma non si può continuare a costruire nelle aree a rischio. A Capoterra sono stati invasi gli alvei dei torrenti. A Olbia c’è stato uno sviluppo caotico. Forse avremmo bisogno di nuovi modelli e di tempi di monitoraggio più efficaci, sebbene da noi i fiumi non siamo così sicuramente di rilievo come il Po, l’Arno e gli altri corsi d’acqua italiani per i quali esistono costanti azioni di controllo».

«Ma, da storico della terra quale sono, dico che queste esondazioni non erano facilmente prevedibili, così come sono convito che la violenza delle precipitazioni abbia sorpreso tutti – prosegue il docente – Bisogna però rilevare che la morfologia dell’isola non è in equilibrio. Ecco perché si dovrebbe smetterla di considerare il 90% dei territori comunali in condizioni di pericolo, solo per ottenere finanziamenti a pioggia, e invece predisporre una più aggiornata e realistica mappa dei rischi effettivi». Il geologo cagliaritano Fauso Pani si sofferma sulla sistematica “occupazione degli spazi di pertinenza dell’acqua”. «Olbia si è dimenticata di dare adeguato dimensionamento alle opere di smaltimento idrico anche di fronte a piogge normali, ha permesso costruzioni in aree depresse, e ovviamente l’acqua tende a riprendersele – aggiunge – Se a tutto questo si somma, la cattiva manutenzione, c’è quasi da meravigliarsi che non ci sia stato un numero di vittime ancora più elevato e che queste catastrofi non si ripresentino con frequenza ancora maggiore e più devastante». (pgp)

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