La Nuova Sardegna

«Territorio senza difese, tuteliamo i suoli»

«Territorio senza difese, tuteliamo i suoli»

Il presidente regionale di agronomi e forestali denuncia la mancanza di cura nelle campagne

21 novembre 2013
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SASSARI. Mancano le difese del territorio. Troppo spesso le campagne sono abbandonate o trascurate. Si continua a costruire in maniera sconsiderata vicino ai torrenti. Nel frattempo le piogge di massima intensità rilevate nel tempo in Sardegna non vengono mai valutate negli interventi di pianificazione. Così il governo dei suoli si rivela del tutto insufficiente. Aumentano erosioni, frane, smottamenti. E in questo degrado nessuno pensa che i contadini, così come i pastori, devono ridiventare sentinelle a presidio dell'ambiente.

L'autore della nuova denuncia è il presidente della federazione regionale di agronomi e forestali, Ettore Crobu. Una categoria, la sua, troppo spesso dimenticata nell'isola quando si parla di programmazioni ambientali. Con effetti a volte molto gravi: più ascoltati, questi professionisti avrebbero potuto dare un importante contributo.Gli agronomi fra l’altro ricordano come le direttive regionali non prevedano l'obbligatorietà delle sistemazioni idrauliche per garantire stabilisul territorio. «Eppure il suolo è un bene comune e come tale va tutelato per lasciarlo preservato alle generazioni future _ sottolinea il presidente _ Sono temi che affrontiamo sin dai primi anni Sessanta. Ma sino a oggi non si è riflettuto a sufficienza su come l'interazione suolo-piante rappresenti l'elemento principale per la regolarità del deflusso idrico. E di come il miglioramento della permeabilità delle superfici favorisca la penetrazione delle acque negli strati inferiori e limiti lo scorrimento a valle». In Sardegna sono numerosi gli studi in questo campo: progetti del Cnr, programmazione Medalus della Ue, piani redatti dall’università. «Ma il problema di fondo resta _ mette in luce Crobu _ La gravità del quadro visibile da tutti in queste ore dipende sostanzialmente dall'uso irrazionale dei suoli. Le recenti politiche comunitarie stanno inoltre portando al progressivo abbandono delle campagne. Così molie pianificazioni - dal miglioramento pascoli alla forestazione produttiva - vengono realizzate senza un supporto tecnico scientifico reale. E, oltre ai danni, c'è uno spreco di risorse naturali».

Ma il focus finale è comunque riservato al limite di edificabilità - appena 150 metri - dalle fasce pluviali. «Le alluvioni nella loro drammaticità confermano invece che queste zone vanno salvaguardate senza limiti perché non sono che le normali "casse d'espansione" dei corsi d'acqua _ conclude Crobu _ E sono anche le aree con i suoli più fertili, adatti alla coltivazione della gran parte delle colture. Vanno quindi usate a fini agricoli, in modo da venire preservate come risorsa irriproducibile, con funzioni paesaggistiche importanti e strategiche». (pgp)

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