La Nuova Sardegna

Frida e Andrieddu, la stessa voglia di felicità

di Anna Sanna

Sassari, a “Isola dei Teatri” va in scena “Yes, We’ll dream it” del teatro S’Arza, regia di Romano Foddai

22 novembre 2013
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La tendenza verso la felicità, costante ricerca dell’umanità in tutte le epoche. È questo il tema che percorre lo spettacolo “Yes, We’ll Dream it” della compagnia Teatro S’Arza per la regia di Romano Foddai, che mercoledì negli spazi di via Guido Sieni ha aperto la diciottesima edizione di“Isola dei Teatri”. Una donna e un giovane compiono un viaggio alla ricerca della propria Atlantide, luogo mitico che rappresenta quella felicità sognata, forse un tempo avuta, comunque perduta. Sul palco Maria Paola Dessì e Stefano Petretto. La prima dà volto alla pittrice messicana Frida Kahlo, incarna il suo corpo debole, colpito brutalmente in giovane età da un grave incidente che la costrinse per lungo tempo all’infermità. Eppure, in lei, la tensione verso la vita prevale sempre, nell’arte e nell’amore travolgente per il marito Diego Rivera. Stessi anni ma altro angolo di mondo, è invece Andrieddu, che appartiene alla Sardegna agropastorale. Anche lui segnato dalla vita, dalla vendetta, quando la sorella viene stuprata e uccisa dal figlio del padrone. Un personaggio che Foddai ha rielaborato da un racconto di Salvatore Niffoi. Sullo sfondo le aspirazioni rivoluzionarie e i fermenti artistici dei primi del Novecento. La ricerca dell’affermazione del sé contro le convenzioni e il sogno di una società più giusta di cui sembra restare ben poco in un altro inizio di secolo, quello che viviamo noi in questi anni.

Quelle aspirazioni sembrano spente, eppure tutte le generazioni, adesso come allora, ricercano una sola cosa: la felicità. Così lo spettacolo mette a confronto due epoche così diverse, con suggestioni narrative e visive che passano per citazioni di brani autobiografici di Frida Kahlo, della Bibbia e di Primo Levi e per i quadri di Marc Chagall, dall’ebreo errante al violinista.

Ponte tra l’inizio del Novecento e i primi anni Duemila, la musica degli anni Sessanta e Settanta, anche questi attraversati da trasformazioni profonde. Classici come “Hey Joe” e “Little Wing” di Jimi Hendrix, e “John Barleycorn” dei Traffic. E poi “Atlantis” di Donovan. Dimenticando le barriere create dall’età perché «Ognuno cerca la sua Atlantis e insieme, vecchie e nuove generazioni, possono fare qualcosa per raggiungerla».

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative