La Nuova Sardegna

cento giorni al voto

La sfida tra gli indagati preoccupa Pd e Forza Italia

di Alfredo Franchini

CAGLIARI. Come se i casi Lusi, Belsito, Fiorito non fossero mai esistiti, la politica sarda si trova a un bivio: tra cento giorni si vota per il rinnovo del Consiglio regionale e i due partiti...

26 novembre 2013
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CAGLIARI. Come se i casi Lusi, Belsito, Fiorito non fossero mai esistiti, la politica sarda si trova a un bivio: tra cento giorni si vota per il rinnovo del Consiglio regionale e i due partiti maggiori, Pd e Forza Italia, sono alle prese con due candidati indagati. Da una parte Francesca Barracciu, che il 29 settembre ha vinto le primarie e il giorno dopo ha ricevuto un avviso di garanzia, assieme ad altri 32 consiglieri della passata legislatura, per l’uso dei fondi destinati all’attività dei gruppi; dall’altra parte Ugo Cappellacci che si è autocandidato - le primarie sono viste da Berlusconi come un esproprio - e si è trovato rinviato a giudizio da Roma per la P3 mentre la Procura di Cagliari chiedeva tre anni per bancarotta sul crac della Carloforte Srl. Nei partiti politici, nessuno vuole entrare nel merito delle accuse il cui unico giudizio spetta alla magistratura, ma c’è una preoccupazione concreta: la legge Severino prevede la decadenza del politico anche nel caso di sentenza in primo grado. Se fosse il caso di un presidente in carica, questo comporterebbe automaticamente lo scioglimento del Consiglio regionale. Un rischio che in pochi vogliono correre. La questione morale passa in tutti i partiti, nessuno escluso, per questo bivio e non è un caso che nel Centrosinistra si sia formato un tavolo parallelo a quello del Pd, formato da Sel e dal polo sovranista-indipendentista (Rossomori, Partito dei sardi, forse Irs); formazioni che respingono il “prendere o lasciare” dettato dai vertici del Pd e che da qualche settimana discutono sui nomi di candidati alternativi, forti dell’appoggio di movimenti (Acli), di sindacati (Cgil), del mondo della produzione. Ieri il coordinamento del Pd ha preso tempo anche perché si avvicina l’otto dicembre, data che segnerà una svolta nel partito con l’elezione di Renzi alla segreteria. Situazione analoga nel Centrodestra per quanto riguarda la posizione di Cappellacci ma diversa per la formazione della coalizione. Lo spacchettamento di Alfano-Berlusconi non porta sommovimenti nelle urne perché i due partiti saranno alleati, così come sembra scontata l’adesione alla coalizione di Riformatori e Udc. L’unico spacchettamento è quello di Mauro Pili che, abbandonato Berlusconi, ha formato Unidos. Ma se Cappellacci non dovesse essere candidato, (per Emilio Floris o Claudia Lombardo), Unidos potrebbe rientrare nel Centrodestra.

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