La Nuova Sardegna

Il buen retiro del grande Abbado: il “Giardino di Claudio” davanti alla spiaggia del Lazzaretto

di Gianni Olandi
Il buen retiro del grande Abbado: il “Giardino di Claudio” davanti alla spiaggia del Lazzaretto

Anche un libro sul parco di piante rare creato ad Alghero dal direttore d’orchestra appassionato di fiori e piante

21 gennaio 2014
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di Gianni Olandi

ALGHERO.. Il parco del Lazzaretto, quello realizzato dal maestro Claudio Abbado, compreso tra la scogliera e la vecchia strada sterrata di penetrazione agraria che scorre lungo la costa a nord della città, nel corso degli anni è diventato un segno di prestigio per tutta la Riviera del Corallo.

Prestigio per la presenza del maestro, per l'arrivo di tanti personaggi dello spettacolo, della cultura, del mondo della musica mondiale (suoi vicini al Lazzaretto, i musicisti Luigi Nono insieme alla moglie Nuria Schönberg e il pianista Maurizio Pollini).

Un riferimento di cui andare orogogliosi ma anche da rispettare, quasi da proteggere, con una attenzione sobria, delicata. Il maestro lo si vedeva di tanto in tanto nei ristoranti algheresi, ma la sua presenza era sempre fasciata da un atteggiamento di discrezione assoluto, perfino inconsueto data la caratura del personaggio e le inevitabili curiosità che muoveva tra la gente.

Un riguardo che da queste parti non viene riservato a nessuno. Abbado acquistò la villa del Lazzaretto nel 1968 da un suo conoscente di Milano. Il posto, straordinario già per suo conto, meritava una riqualificazione, soprattutto della flora che lo circondava. Ma occorreva più spazio e il maestro avviò, siamo nel 1992, una trattativa con la proprietà di quei terreni che erano dell'Ersat, il braccio esecutivo della Regione in agricoltura, quindi terra pubblica.

Naturalmente nessuna intenzione speculativa, neanche un sacchetto di cemento in programma, soltanto la realizzazione di un parco che potesse soddisfare la seconda grande passione del direttore d'orchestra: la natura, i fiori, le piante. L'acquisto di quel terreno fece vivere al maestro e alla sua famiglia un momento decisamente difficile, una pagina nera che li portò agli onori della cronaca giudiziaria, come vittime evidentemente.

Ci fu infatti una richiesta di tangenti per l'acquisto del terreno, 250 milioni di lire, da parte di un gruppo di politici sassaresi e di un dirigente dell'ente regionale. Che il maestrò pagò. L'inchiesta venne condotta dai magistrati della Procura di Sassari Giuseppe Porqueddu e Antonio Minisola. Ci furono, in seguito all’indagine, arresti e condanne.

Ma dal momento in cui Claudio Abbado entrò in possesso di quella porzione di terreno cominciò una straordinaria operazione di riqualificazione di tutta la macchia mediterranea. Oltre mille specie, 36 di sole palme, il regalo che il maestro gradiva più di qualsiasi altro erano quello di ricevere dagli amici che venivano da ogni parte del mondo, le essenze di quei luoghi, i semi di Paesi lontani che trasferiva nel suo orto botanico a due passi dal mare.

Qualche anno fa decise di realizzare una pubblicazione che raccogliesse il suo lavoro di tanti anni tra specie endemiche, fiori, piante, palme, quelle di casa e quelle adattate. Un lavoro che soltanto un grande appassionato, ma anche profondo conoscitore della materia, poteva svolgere. Nel parco del Lazzaretto nacque un vero e proprio campo sperimentale.

Quella pubblicazione fu affidata a esperti dell'università di Sassari, Laura Scarpa, Barbara Perinu e a Gavino Cadau, il pluripremiato florvivaista di Olmedo. Il libro si intitola “Il giardino di Claudio” e oltre a raccontare una storia vissuta, una passione e una dedizione non comune per la natura, costituisce anche un solido riferimento di natura scientifica.

Si è detto del rapporto che il maestro aveva con la “sua” Alghero. Indubbiamente affettuoso ma discreto. In Comune si era più volte parlato di conferire al maestro la cittadinanza onoraria algherese. Ma non se ne fece niente. Un po' per l'indolenza della politica algherese, un po' per trascuratezza, ma forse anche, chissà, per non voler disturbare il grande maestro si rinviava di volta in volta di porre l'argomento alla attenzione del consiglio comunale.

Si parlò anche di intitolargli lo storico Teatro civico. Il commissario del Comune, Antonello Scano, ha espresso per la morte del maestro Abbado il cordoglio di tutta la città ricordandone le straordinarie doti di artista e l'enorme prestigio che la sua presenza portava ad Alghero e a tutta la Sardegna.

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