La Nuova Sardegna

I parlamentari grillini sardi si dividono

di Luca Rojch
I parlamentari grillini sardi si dividono

Falchi e colombe all’interno della pattuglia di deputati e senatori, ma nessuno pensa che la scissione sia possibile

27 febbraio 2014
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SASSARI. In bilico sull’orlo della galassia i 5 Stelle cercano di non finire nel buco nero della scissione. Il movimento rischia una divisione dopo la cacciata dei quattro senatori dissidenti. I parlamentari sardi mantengono una posizione di grande equilibrio. I figli delle Stelle cercano di brillare di luce propria.

Non che si mettano a tradire il loro solare inventore. Ma non tutti i parlamentari sardi, nella lotta che lacera il movimento, si rispecchiano al cento per cento con il Beppegrillopensiero. La pattuglia che arriva dall’isola si spacca. Posizioni differenti sull’espulsione dei quattro senatori eretici, anche se in ogni caso restano fedeli alla linea.

Questione di sfumature. La più critica con la scelta di cacciare via dal Movimento i quattro senatori è la loro collega Paola Pinna. «Le procedure per l’espulsione non sono state rispettate – spiega –. Io penso sempre con la mia testa e non mi piace il fatto che le regole non vengano rispettate. Ho votato contro le espulsioni, anche perché io sono contro le epurazioni. Ho partecipato alla assemblea e c’era un clima sereno. La situazione in realtà è molto meno drammatica di come viene dipinta dai media. Credo che l’espulsione sia una sanzione esagerata».

Il dissenso dei 30. Anche Roberto Cotti, altro senatore a 5 Stelle, non sembra troppo entusiasta della scelta di cacciare i 4 dissidenti. «Ci sono almeno 30 senatori contrari all’espulsione – afferma Cotti –. Anche io ho votato contro, ma non significa che me ne voglia andare dal Movimento. Voglio solo puntualizzare che ieri hanno votato 60 deputati su 106, e 15 senatori su 50. Una minoranza che ha deciso. A me sembra un paradosso. Di fatto i 4 espulsi si vanno ad aggiungere ad altri 4. Se vanno via altri due possono formare un gruppo autonomo al Senato. E credo che questo non giovi al movimento, molto più di qualche dissenso espresso davanti ai microfoni».

Stelle neutrali. Mantiene un perfetto equilibrio la deputata Manuela Corda. «In realtà nell’assemblea non abbiamo espulso i quattro senatori – spiega –. Almeno non in modo definitivo. Abbiamo rimesso alla rete la decisione. E questa è stata da subito la mia posizione. C’è stata massima trasparenza nelle nostre scelte, come dimostra lo streaming che ha documentato la riunione. Non credo che il risultato del voto porterà a una scissione. Alla Camera il clima è molto disteso, noi discutiamo tutto. Mi spiace che non si capiscano i motivi di questo provvedimento. Ho sentito dire che non si tollera il dissenso. Ma il provvedimento nei confronti dei senatori è stato preso perché loro portavano in modo sistematico il dissenso fuori dal gruppo e lo davano in pasto alla stampa». Anche il deputato Andrea Vallascas mantiene una posizione di distanza dal caos che sembra avere travolto il movimento al Senato. «Non ho tanti contatti con Palazzo Madama – dichiara –. Alla Camera il clima è molto disteso. Né credo si debba ridurre tutto al rifiuto del dissenso. Nella assemblea si è discusso a lungo sul fatto che i malumori debbano restare all’interno del movimento e non debbano essere portati all’esterno in modo sistematico. Posso anche dire che io sono contrario alle espulsioni in sé, perché indeboliscono il gruppo».

I colpevolisti. Il più convinto sostenitore dell’espulsione è il deputato Nicola Bianchi. «In linea di principio sono contro simili provvedimenti – afferma–, ma in questo caso c’è in gioco un altro aspetto. Ci sono alcuni componenti della nostra rappresentanza parlamentare che danneggiano il gruppo con le loro dichiarazioni. Qualsiasi cosa buona venga fatta, alla fine passa quasi in secondo piano dalla ricerca del pettegolezzo, dello scoop, della frizione all’interno dei 5 Stelle. Spesso si confonde il dibattito con lo scontro. Un atteggiamento non più tollerabile. Per questo ho votato a favore dell’espulsione. L’atteggiamento dei quattro senatori finiti al centro del dibattito non può essere condivisibile. Loro se passano nel gruppo misto percepiranno tutto lo stipendio e non faranno più nulla. Perché non ci sarà più nessuno a cui dovranno rendere conto del loro operato. Chi non crede più nel progetto per coerenza si deve dimettere».

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