La Nuova Sardegna

Fabio Volo presenta il suo nuovo romanzo a Cagliari, Sassari e Alghero

di Daniela Paba
Fabio Volo presenta il suo nuovo romanzo a Cagliari, Sassari e Alghero

«Non c’è vento a favore per il marinaio che non sa dove andare»

02 marzo 2014
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CAGLIARI. «Ho pubblicato sette romanzi prima d'essere invitato in Sardegna. Forse volevate essere sicuri che fossi uno scrittore» scherza Fabio Volo nell'aula magna dell'ex facoltà di Lettere gremita di fans. Inizia così il tour organizzato da Liberòs (incontri anche a Sa Corona Arrubia, Sassari e Alghero)per presentare “La strada verso casa” e incontrare, insieme all'autore di best seller, il conduttore di radio e tv, l'attore e sceneggiatore, capace di parlare al pubblico come coi vecchi amici. Seduto su una sedia giù dagli scranni, Fabio Volo racconta la trama del suo romanzo. «E' ambientato negli anni Ottanta, quelli del body building e dei paninari. C'è una mamma malata che muore alla seconda pagina, due figli maschi e un padre che così scoprono d'essere tre maschi e non una famiglia. Lo shock fa sì che il padre diventi una presenza immateriale e i figli prendano strade opposte. Il grande fa tutto quello che si deve fare: studia, si sposa; il piccolo prende una china più nichilista, parte, sperimenta le droghe, non ha relazioni durature. Dopo trent'anni si ritrovano: il padre si ammala e bisogna sistemare le dinamiche familiari. La malattia è un'occasione: riconsegna una scala di valori e costringe i figli a uscire dalla gabbia dei ruoli».

La parola passa ai fans di ogni età che di Volo hanno letto tutto. Le domande obbligate: E' un libro autobiografico? Dove trovi l'ispirazione? Perché hai iniziato a scrivere? diventano l'occasione per tratteggiare il ritratto di uno scrittore anomalo per simpatia e disinvoltura, un ragazzo di provincia che ce l'ha fatta prendendo in mano il proprio destino, con coraggio e intelligenza.

«Non sono andato a scuola. Mi ha iniziato alla lettura Silvano Agosti quando lavoravo in panetteria. Sono cresciuto nei quartieri popolari: in questo paese quelli come me hanno un destino segnato, perché non solo devi studiare ma anche conoscere qualcuno. La lettura è stata il piede di porco per scardinare la gabbia. Dopo un po' che leggi ti viene la presunzione di scrivere e lì le persone di gusto si fermano. Ma io ho pensato: si vive una volta sola». Della reazione al suo successo in famiglia dice: «I miei non hanno studiato ma non sono affascinati dallo spettacolo televisivo. Una volta che mi sono comprato un maglione di cachemire e nelle istruzioni c'era scritto che “doveva riposare” mio padre mi ha preso in giro per anni perché avevo speso cinquecento euro per un maglione che doveva anche riposare».

Sull'idea di destino cita Michelangelo. «Ognuno di noi è un cubo di marmo, la crescita, il contesto e la scuola costruiscono il cubo, dobbiamo trovare gli strumenti per liberare quello che vogliamo veramente. Dobbiamo scolpire il futuro, ciò che vuoi essere nella vita perché, dice Seneca, non c'è vento a favore per il marinaio che non sa dove andare». Quanto al talento «non è una questione artistica. Mio padre lavorava dodici ore al giorno, mia madre pure. Per loro tra Dostoevskij e Swarovski non c'è molta differenza. Ma, come dice Dante a proposito della visione di Dio, il talento bisogna avere gli occhi per vederlo, perché chi rinuncia a sé fa un danno a tutti, non solo a se stesso».

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