La Nuova Sardegna

Ricorso per garantire all’isola un seggio nell’Europarlamento

Ricorso per garantire all’isola un seggio nell’Europarlamento

Associazione si rivolge al tribunale e spera nella Corte Ue «Diritto già riconosciuto ad altre minoranze linguistiche»

11 marzo 2014
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CAGLIARI. Alla Sardegna un seggio in Europa spetta comunque, a parte lo strapotere della Sicilia nelle perferenze, perché «i sardi sono una minoranza linguistica», come i tedeschi in Trentino Alto Adige e la comunità francese in Valle d’Aosta. È secco e deciso il ricorso presentato con urgenza dall’Associazione per la tutela dei diritti di sardi. Depositato a metà dicembre nella cancelleria del Tribunale di Cagliari, l’11 aprile sarà discusso quando alle elezioni europee mancherà solo un mese e mezzo. Ma quante possibilità ci sono di votare il 25 maggio con la garanzia della «quota sarda»? Molte, secondo il presidente dell’associazione, Flavio Cabitza, che nella sfida è sostenuto da diversi partiti identitari – Rossomori, Psd’Az, Unidos, Quinto Moro e Zona franca – che vanno dal centrosinistra al centrodestra.

L’obiettivo. È questo: «Il giudice dovrà sollecitare subito l’intervento pregiudiziale della Corte di giustizia europea (che di solito decide molto in fretta) e della Corte costituzionale italiana perché si pronuncino sul mancato rispetto della rappresentatività di una minoranza linguistica riconosciuta dallo Stato con una legge del 1999 ma di cui i sardi finora non hanno beneficiato». Anzi, come si sa, la Sardegna è stata imprigionata nel collegio unico delle due isole, in cui la Sicilia, con i suoi sei milioni di abitanti, fa da sempre la parte del leone contro il milione e mezzo di sardi. Come va a finire lo sanno tutti ed è scontato: gli otto eurodeputati in palio per le due isole sono sempre e soltanto siciliani. «Non chiediamo un collegio esclusivo per la Sardegna – ha detto il neo consigliere regionale dei Rossomori, Paolo Zedda – ma il riconoscimento di un diritto che sinora c’è stato negato senza motivo». Tesi sostenuta anche dal neo consigliere regionale sardista, Angelo Carta.

L’esempio. Nel 2009 il Suldtiroler Volkspartei c’è riuscito a eleggere un europarlamentare e i francesi della Valle d’Aosta ci sono andati molto vicino. Come hanno fatto? Si sono alleati con un partito nazionale (il Sudtiroler con l’Ulivo, l’Union Valdoten col Pdl) e proprio in base al rispetto delle minoranze linguistiche l’ultimo eletto dei partiti-madre ha ceduto il posto al primo della lista regionale collegata. «Se alla Sardegna fosse riconosciuto lo stesso diritto – ha detto Cabitza – per eleggere un nostro eurodeputato basterebbero 50mila voti». Ma – ha aggiunto Paolo Zedda – «è indispensabile che sin da oggi un polo identitario lavori in fretta per apparentarsi con un partito nazionale».

L’anti Porcellum. A guidare la pattuglia di legali che sostiene il ricorso pro Sardegna è l’avvocato Felice Besostri, salito alla ribalta da quando ha ottenuto dalla Corte costituzionale la dichiarazione di illegittimità dell’attuale legge elettorale, il Porcellum. Nel collegio, c’è anche l’avvocato sardo Roberta Campesi, che dice: «Sono ottimista. Possiamo vincere questa battaglia storica». (ua)

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