La Nuova Sardegna

Agromafie e carceri, ai raggi X le affiliazioni

di Alfredo Franchini
Agromafie e carceri, ai raggi X le affiliazioni

Fara (Eurispes): «Nessuno può rinunciare al cibo e i boss lucrano su tutto» Il procuratore Mura: «Rischi nel settore dello smaltimento dei rifiuti animali»

20 aprile 2014
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CAGLIARI. Perché la mafia sta approfittando della crisi per penetrare anche nell’imprenditoria legale e soprattutto nel settore dell’agricoltura? La risposta è stata data da Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, l’istituto che, assieme alla Coldiretti, elabora un rapporto annuale sui crimini agroalimentari: «A differenza di altri comparti, l’agroalimentare rimane un settore vivo», ha spiegato Fara, «perché del cibo, anche in tempi di difficoltà economica, nessuno potrà fare a meno quali che siano le circostanze e indipendentemente dalle congiunture economiche».

Affari, Le infiltrazioni mafiose sono, ovviamente, un problema differente dal «taroccamento» dei prodotti ai danni del consumatore: quei prodotti che dovrebbero essere sardi ma che invece si basano su ingredienti che provengono da altre parti del mondo; un problema ancora diverso da quello delle etichette che non rivelano la filiera originaria del prodotto. Qui si parla proprio delle infiltrazioni della malavita. Non c’è da stupirsi: la mafia si è sempre diretta laddove ci sono le possibilità di realizzare profitti. L’attività mafiosa, del resto, esprime una vasta gamma di reati: usura, racket estorsivo, furti di attrezzature e mezzi agricoli, abigeato, macellazioni clandestine, danneggiamento alle colture per arrivare alla contraffazione e all’agropirateria. L’Eurispes ha stimato il volume d’affari complessivo dell’agromafia in 14 miliardi di euro di cui ben tre realizzati in Sardegna. Il procuratore della Repubblica Mauro Mura smonta la tesi che in Sardegna non ci possa essere la mafia per via dell’individualismo che appartiene alla vita dei pastori. In un recente convegno della Coldiretti, Mura ha spiegato come sin dall’Ottocento il crimine organizzato fosse ben presente in Sardegna con le «bardane», colossali operazioni di pirateria effettuate da veri e propri eserciti che si formano all’occorrenza per sottrarre beni alla comunità.

Perplessità. Ma Mauro Mura non si è limitato ai casi di scuola ottocenteschi e ha riferito dei dubbi, (e le inchieste in atto), che riguardano il proliferare di impianti fotovoltaici in tutta la Sardegna. Ci sono sterminate serre agricole per le quali sono stati intascati i contributi che, a distanza di cinque anni dall’insediamento, non producono niente. «Non posso affermare che dietro ci sia la criminalità organizzata», ha spiegato Mura, «ma il rischio che la criminalità penetri in questi settori è altissimo». Perplessità che aumentano se si pensa al business dello smaltimento delle carcasse degli animali colpiti dalla lingua blu: dovrebbero essere smaltite in tre centri autorizzati ma, invece, questo avviene solo per una minima parte. La maggior parte delle carcasse vengono portate «altrove» per essere trasformate in mangime. Un elemento su cui sarebbe bene che il Consiglio regionale sviluppasse una riflessione che riguarda tutta l’agricoltura e le sue difficoltà; fatti che devono portare la Regione a predisporre maggiori controlli.

L’allarme infiltrazioni mafiose è reale. Il procuratore della Repubblica ha riferito la voce secondo la quale ci sarebbe stata nel carcere di Buoncammino l’affiliazione di alcuni detenuti comuni sardi alla ,Ndrangheta.

Il caso. Ma non è tutto: «Mi ha colpito la notizia di un sequestro di persona effettuato da alcune persone provenienti dal Centro Sardegna», spiega Mura, «la vittima del sequestro era un imprenditore del settore pulizie in odore di Camorra e il sequestro è avvenuto in Campania». Un’evoluzione del crimine isolano? «Per una serie di coincidenze», racconta il procuratore, «la macchina dell’imprenditore campano era sotto monitoraggio. Mi ha fatto pensare che in quel caso ci fosse stato tra Camorra e criminalità barbaricina uno scambio di favori, un rapporto nato dalla fornitura di droga».

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