La Nuova Sardegna

urbanistica e paesaggio

Va al Tar il ricorso contro il Pps

di Mauro Lissia
Va al Tar il ricorso contro il Pps

Sulla legittimità della delibera di ottobre non deciderà il Quirinale

25 aprile 2014
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Sarà il Tar della Sardegna a stabilire se la delibera di adozione del piano paesaggistico dei sardi (Pps) firmata a ottobre dell’anno scorso dalla giunta Cappellacci è legittima o no.

A ricorrere contro quell’atto era stato il Gruppo di Intervento giuridico, che per ragioni legate ai tempi tecnici si era rivolto direttamente al Capo dello Stato. Ora però l’amministrazione regionale - l’assessorato all’Urbanistica - ha chiesto all’ufficio legale di fare istanza per la trasposizione del ricorso, termine tecnico che significa il trasferimento della causa ad altro giudice. In questo caso il Tar, che dovrà valutare se i motivi di ricorso avanzati dall’associazione ecologista guidata da Stefano Deliperi siano fondati o no. Nel ricorso si faceva riferimento fra l’altro alla mancata copianificazione, vale a dire al coinvolgimento diretto del ministero dei Beni Culturali nell’elaborazione dello strumento pianificatorio. In particolare nella classificazione dei beni, che significa poi la definizione delle aree in cui è possibile costruire e delle distanze minime da rispettare da luoghi di valenza storica, identitaria e paesaggistica. Uno spostamento anche minimo di un vincolo può significare il via libera per un resort di grandi dimensioni, facile comprendere perché il piano paesaggistico interessi tanto gli imprenditori e di conseguenza la politica. Se la decisione del Capo dello Stato, che viene delegata alla sezione consultiva del Consiglio di Stato, sarebbe stata inappellabile, quella del Tar seguirà il percorso ordinario, articolato su due gradi di giudizio. Il perché della scelta regionale di andare davanti al Tar potrebbe essere legato proprio all’esigenza di garantirsi questa possibilità, che significherebbe avere più tempo per lavorare sul Pps, salvandone - così ha spiegato a suo tempo l’assessore regionale all’urbanistica Cristiano Erriu - quanto di buono è stato fatto nella fase di elaborazione. Il Ppr di Soru contiene infatti a giudizio generale una quantità imprecisata di errori riferiti soprattutto alla mappatura dei beni, che rendono difficile per i comuni l’adeguamento dei propri strumenti di pianificazione, i Puc, al piano generale. Il pool di tecnici che ha lavorato sul Pps sembrerebbe aver corretto parte di quegli errori e la giunta Pigliaru sarebbe orientata a non disperdere i risultati raggiunti. Un annullamento secco della delibera di adozione, da considerarsi probabile visto l’orientamento manifestato a suo tempo dal ministero dei Beni Culturali, potrebbe rappresentare un danno: da qui la decisione di spostare il giudizio sul Tar, peraltro frequente anche nel caso di ricorsi di altra natura. Nessun futuro invece per la delibera di febbraio, quella licenziata dalla giunta Cappellacci due giorni prima delle elezioni: palesemente illegittima per l’assenza della Vas - valutazione d’impatto strategica - è stata cassata dalla giunta Pigliaru all’indomani dell’insediamento. Quella di ottobre però è rimasta in piedi, suscitando aperte perplessità nelle associazioni ecologiste - il Gruppo di intervento giuridico e Italia Nostra - che hanno letto nella scelta di tenerla in vita un’ipotesi di conservazione di regole sgradite a chi difende il paesaggio dalla speculazione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Il funerale

«Il nostro Stefano torna a casa»: all’ippodromo di Sassari la camera ardente per il giovane fantino

Le nostre iniziative