La Nuova Sardegna

«Basta con i diktat di Modena»

di Alessandro Pirina ; di Alessandro Pirina
«Basta con i diktat di Modena»

I sindacati: la Bper mira solo a ridurre i costi e non dà futuro ai giovani isolani

04 luglio 2014
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SASSARI. Hanno fatto di tutto perché le loro richieste non uscissero dalle stanze di viale Umberto, che rientrassero nella normale dialettica tra datori e lavoratori ma, sostengono, la mancanza di risposte li ha costretti a prendere la decisione più drastica. Incrociare le braccia contro l’azienda. Oggi tutti i dipendenti del Banco di Sardegna si asterranno dal lavoro per l’intera giornata.

Uno sciopero che ha messo d’accordo tutte le sigle sindacali. Da Cgil, Cisl e Uil a Ugl, Fabi e DirCredito. Una protesta forte che più che alla direzione sassarese è diretta a Modena, sede del gruppo Bper, di cui il Banco di Sardegna fa parte dal 2001. «Noi lavoratori abbiamo voluto dare un segnale importante su quelle che sono le nostre esigenze – spiega Giovanni Dettori, segretario del coordinamento Uilca all’interno del Banco –. Il piano di ristrutturazione della azienda non sta dando i frutti sperati, perché è mirato solo alla riduzione dei costi». «I lavoratori non possono accettare un modello organizzativo che passi sopra le loro teste – aggiunge Ugo Niedda, anche lui Uilca –. Non possono accollarsi un’organizzazione imposta dall’alto. Ecco perché più che contro l’azienda questo è uno sciopero contro Modena, contro la Bper».

Il documento con cui i sindacati annunciano la protesta racconta una situazione difficile negli uffici e nelle filiali: gli organici sarebbero insufficienti per far fronte alle esigenze temporanee e a quelle strutturali per effetto della scopertura di posizioni, malgrado siano previste dal nuovo modello organizzativo. «Stiamo vivendo una situazione di caos – conferma Maria Antonietta Sotgiu, segretario di coordinamento di Fabi –. Oggi i lavoratori hanno bisogno di migliorare la loro professionalità, fare dunque corsi di formazione, ma non è possibile perché l’azienda non assume nessuno a tempo determinato. Solo per l’estate siamo riusciti a strappare 52 assunzioni di due mesi, ma nulla di più». «La carenza di organico è un problema per noi lavoratori ma soprattutto per chi oggi un lavoro non lo ha – aggiunge Silvana Murgia, della Fiba Cisl –. Il Banco di Sardegna è un’azienda che dovrebbe offrire opportunità di lavoro ai giovani sardi, ma così non sta accadendo. Oggi manca l’investimento sui giovani dell’isola. Cosa che la capogruppo Bper dovrebbe fare». Sullo sciopero del Banco di Sardegna intervengono anche Ignazio Ganga, segretario regionale della Cisl, e Sergio Mura, numero uno della Fiba, che parlano di «un patrimonio dell’isola di cui non possiamo accettare alcuna forma di decadimento, a prescindere dalla sua subordinazione alle scelte del gruppo Bper. Per questo le istituzioni dell’isola devono intervenire per rafforzarne l’efficienza territoriale e tutelare i posti di lavoro». Allo sciopero aderisce anche il Sindacato sardo. «Noi lavoratori insieme alla comunità e ai sindaci dei comuni rappresentiamo la proprietà della banca: il 49% delle azioni sono ancora della Fondazione Banco di Sardegna. Pertanto, dobbiamo chiedere a gran voce che la Banca sarda agisca nel rispetto del suo ruolo attuando politiche funzionali alla crescita dell’economia dell’isola».

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