La Nuova Sardegna

Foto, bellezza e verità: il mondo di Benedusi

di Paolo Curreli
Foto, bellezza e verità: il mondo di Benedusi

Il fotografo di Eli e Melissa: donne, lavoro e provocazioni - FOTO

31 luglio 2014
4 MINUTI DI LETTURA





CAN_WEBIl segno personale nelle immagini di Settimio Benedusi è un lampo di umanità nell'Olimpo delle dee, un particolare naturale che emerge dai ritratti di bellissime ragazze, star irraggiungibili, dee dell'immaginario che ha fotografato. Benedusi lavora dal ’90 per la moda e la pubblicità collaborando con le più note testate specializzate – unico italiano che pubblica per l’americana “Sports Illustrated”– tiene un blog seguitissimo sul sito del Corriere della Sera.

Qual è il suo segreto?

«Nessuno, semplicemente cerco sempre la verità, provando a partire dalla persona e raccontandola al di fuori del personaggio. Sostanzialmente raccontando una storia attraverso la bellezza di una modella, il ritratto della bellezza non è un fine ma un mezzo».

Come lo sguardo fulminante di Elisabetta Canalis dritto in camera nella splendida foto su una spiaggia tropicale?

«Amo molto Elisabetta, la trovo viva, fiera, energica, coraggiosa e sempre sorprendente. Insomma, la trovo molto sarda. Sul set si muove come un tornado sul mare, trasmette energia e io l'ho sempre stimolata a fare le cose più pazze. Fino a quando si crea quel momento magico, l'essenza salta fuori e arriva lo scatto perfetto, come in quel caso. Oltretutto Eli è una classica bellezza mediterranea e questo mi ha aiutato molto nel racconto che avevo in mente. Ma anche la nostra amica comune Melissa Satta, che ho ritratto diverse volte, è ugualmente stupenda, ma diversa un pochino più “posh”».

Ma il fotografo ritrae la bellezza o l'inventa?

«Un passo indietro e una premessa, la fotografia non è mai stata lo specchio della realtà, questo è un equivoco che risale all'inizio della storia della fotografia, epoca in cui è nata la post-produzione e il ritocco, molto prima di Photoshop. Questo riguarda anche la bellezza femminile che è un materiale come lo è un paesaggio, materiale che si usa per raccontare qualcosa di più vero e meno superficiale».

Come cambia la bellezza femminile dal suo osservatorio privilegiato?

«Posso dire come la vedo io. E anche qui mi guida la ricerca della verità, nei servizi sui costumi da bagno ho sempre voluto ragazze il più possibile “normali” taglie 42 per intenderci – le modelle della moda indossano in genere la 38– le ragazze col seno e i fianchi le trovo più interessanti e fotografarle molto più stimolante, giocano nel campionato delle “ragazze normali” e questo aggiunge fascino alle immagini».

Non solo taglia 42 oggi si vedono anche bellezze più “curvy” e lei è stato un pioniere…

«Per Sport Week ho voluto Tanya, una bellissima modella taglia 46, 100 di fianchi. È stata una piccola rivoluzione nel settore dei costumi da bagno. Nessuna spiaggia assolata, ci siamo chiusi con lo staff nelle stanze di un resort, è venuto fuori un servizio in bianco e nero pieno di fascino di cui sono molto soddisfatto».

01-_WEB

Cosa succede alla fotografia nell'epoca della proliferazione delle immagini, lei è stato protagonista di una “performance” un po' provocatoria mandando in giro il suo barbiere a fotografare bendato?

«Sono contento che tanta gente si misuri con la fotografia, ma questo non vuol dire che tutto quello che si fa abbia valore. Avere imparato a scrivere non significa saper fare letteratura o poesia. Quello che volevo dire andava oltre il semplice fatto di fare un po' di casino, l'ho fatto per amore della fotografia che pratico da diversi decenni. Raccontare il mondo significa avere progettualità, un pensiero e una motivazione, sembra banale ma è proprio così. Insomma se si fotografa un bel tramonto entrano in gioco diverse cose, l'emozione che rivedere quella foto trasmette, il ricordo. Ma non è detto che quei sentimenti possano essere condivisi anche da altri. Un bel tramonto non diventa automaticamente anche una bella fotografia, sono due cose molto diverse. Così con una macchina moderna con l'autofocus e un fotografo bendato che gira per la periferia di Milano, una modella che lo chiama giusto per indicargli dove si trova, vengono fuori decine di scatti che una volta selezionati e stampati in bianco e nero possono diventare un portfolio per Vogue (com'è accaduto)».

Lo strumento del mestiere preferito?

«Il 50mm, un obiettivo il più possibile simile all'occhio umano. Niente di sofisticato ma restituisce lo sguardo umano sulle cose, uno sguardo verticale, i nostri occhi non vedono in orizzontale, e poi posso parlare, scherzare, provocare, toccare la modella perché gli sono vicino. Proprio com'è successo con Elisabetta Canalis. Stare a contatto con il soggetto mi permette di rompere quel muro che un personaggio strutturato, per ovvi motivi, deve erigere tra se e il mondo, e poter trasmettere l'empatia di quel momento anche a chi guarda le foto. Naturalmente ho usato e uso di tutto, un professionista sa quando scegliere la Ferrari o la bicicletta».

In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative