La Nuova Sardegna

Il diktat di Cappellacci sul Pps: documenti in Procura, si indaga

di Mauro Lissia
Il diktat di Cappellacci sul Pps: documenti in Procura, si indaga

Pressioni sull’ufficio Savi per ottenere subito il parere sulla Valutazione ambientale strategica Poi la frettolosa approvazione del piano un giorno prima delle elezioni. La lettera dei dirigenti

02 novembre 2014
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CAGLIARI. L’attuale governatore Francesco Pigliaru aveva liquidato come «delibera di cartone a fini elettorali» l’approvazione forzata del nuovo Pps di Ugo Cappellacci, decisa ventiquattr’ore prima che venissero aperti i seggi, il 15 febbraio scorso. Ora quella scelta contestatissima dalle associazioni ecologiste è al centro di un’inchiesta giudiziaria, nata dall’esposto presentato a suo tempo dagli avvocati Patrizio Rovelli e Giuseppe Andreozzi.

Il fascicolo è a carico di ignoti: la Procura di Cagliari intende accertare se il tentativo fatto da Cappellacci e dal suo assessore Andrea Biancareddu di imporre all’ufficio Savi della Regione la conclusione rapida della Vas - la valutazione ambientale strategica - sulla revisione del piano paesaggistico deliberata dalla sua giunta possa integrare un reato.

La Procura valuterà anche gli eventuali profili penali della successiva decisione di approvare comunque il Pps, in condizioni di evidente illegittimità amministrativa.

Atti acquisiti. Documenti e atti sono stati acquisiti alcuni mesi fa agli uffici Savi dalla polizia giudiziaria, ma fino a ieri il riserbo aveva coperto l’iniziativa della magistratura. Tra le carte all’attenzione della Procura la nota interna firmata dal responsabile del Savi Gianluca Cocco e dalla direttrice generale dell’ambiente Franca Leuzzi con la quale i due dirigenti hanno cercato di spiegare all’esecutivo come fosse impossibile concludere l’elaborazione della Vas in tempi così ristretti, molto prima dei novanta giorni previsti dalla legge. Una nota dai contenuti secchi, che ha dissuaso Cappellacci dall’annunciato commissariamento dell’ufficio ma non dal proposito di portare all’elettorato la chiusura virtuale del nuovo Pps.

Il diktat di febbraio. Ma andiamo con ordine, perché la vicenda finita all’attenzione della Procura è complessa. E’ il 12 febbraio quando il presidente uscente della Regione affida alle agenzie di stampa una dichiarazione ultimativa: «Ho fiducia che la procedura per la Vas si chiuda nei prossimi giorni, altrimenti dovrò nominare un commissario ad acta perché intendo adottare il Pps entro la fine della legislatura». Quello del Savi è un parere decisivo, senza quello lo strumento di pianificazione è destinato a un inevitabile annullamento. Lo dice la legge: per l'articolo 11 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (decreto ambientale) «la Vas costituisce per i piani e programmi parte integrante del procedimento di adozione ed approvazione. I provvedimenti amministrativi di approvazione adottati senza la previa valutazione ambientale strategica, ove prescritta, sono annullabili per violazione di legge».

Il nuovo Pps. Fino a quel momento la situazione era la seguente: dopo la delibera di adozione firmata dalla giunta regionale il 25 ottobre, la versione rivista e corretta del Ppr è stata pubblicata il 31 ottobre successivo. Il 7 novembre - come prevedono le norme - era partito il termine per le osservazioni delle associazioni ecologiste e dei vari enti interessati, tra cui i comuni: sessanta giorni di tempo per depositarle, fra le tante erano arrivate quelle di Italia Nostra, Wwf e Legambiente che hanno attaccato con forza quelle che venivano giudicate pesanti riduzioni delle tutele paesaggistiche.

I tempi di legge. Calendario alla mano il Savi ha dunque fisicamente preso in mano il Pps con le osservazioni solo l'8 gennaio e a partire da quella data la legge assegna all'ufficio novanta giorni per esprimere il «parere motivato» che tenga conto di tutto il materiale raccolto. Un lavoro lungo e delicato per le conseguenze che qualsiasi errore anche materiale potrebbe provocare. Una volta elaborato, il parere passa all'esame dell'Urbanistica, che deve recepirlo e quindi modificare lo strumento di pianificazione in base alle indicazioni del Savi. Questo passaggio, legge alla mano, doveva avvenire entro il 7 di aprile. Solo dopo la conclusione della procedura - così stabilisce la legge - il Pps sarebbe tornato nelle mani dell’esecutivo regionale per l'adozione definitiva. Ma la pretesa di Cappellacci era che un ufficio da considerarsi centrale della Regione consegnasse un parere su un tema così complesso nel giro di un mese, un terzo del tempo garantito dalla legge. Il tutto mentre infuriava la campagna elettorale, in gran parte incentrata sui temi del paesaggio.

La Consulta. Eppure il Pps uscito dall'amministrazione Cappellacci era già allora all'esame della Corte Costituzionale perché in buona parte elaborato senza la fase di copianificazione con gli uffici ministeriali. Un punto critico che il governatore uscente aveva contrastato rivendicando la potestà della Regione Sardegna in materia di paesaggio. Comunque sia la giunta Cappellacci firma la delibera di approvazione definitiva un giorno prima delle elezioni ma non la pubblica sul bollettino ufficiale della Regione. Come è andata a finire è risaputo: la giunta Pigliaru ha cancellato alla prima seduta utile la delibera di febbraio, mentre per togliere di mezzo quella dell’ottobre 2013 c’è voluta una sollevazione delle associazioni ecologiste e un ricorso al Tar del Gruppo di Intervento giuridico. Cancellato il Pps è tornato il Ppr di Soru, al quale la giunta attuale ha voluto affiancare una legge per l’edilizia. Ma questa è un’altra storia. Mentre i fatti dell’inverno scorso sono già cronaca giudiziaria.

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