La Nuova Sardegna

L’Italia avverte l’Ue: «Quote da correggere»

di Nicola Corda
L’Italia avverte l’Ue: «Quote da correggere»

Il 25 il Consiglio dei capi di governo: «Da redistribuire 30-40mila su 80mila» Alfano ha incontrato i ministri degli Esteri ma le divergenze permangono

17 giugno 2015
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ROMA. Per farsi sentire in un’Europa diventata matrigna, Matteo Renzi tenta la sterzata. In previsione del Consiglio dei capi di governo del 25 giugno, avverte che la quota di profughi da distribuire tra i paesi deve aumentare. «Ci sono le condizioni per farsi sentire, se su un totale di 80mila richiedenti asilo, 30-40mila vengono redistribuiti, si va verso una gestione più equa». Troppo pochi i 24mila già previsti, e «credo che un accordo si chiuderà altrimenti faremo da soli», ha detto il premier confermando l’ipotesi estrema di concedere permessi temporanei. Il piano B prende forma e una sponda l’ha offerta ieri anche la commissione Schengen, approvando una risoluzione presentata dalla presidente Laura Ravetto di Forza Italia. Senza cambiare le regole del trattato di Dublino, che blocca nel primo Paese di arrivo i rifugiati, si prevede di attivare la clausola dell’articolo 17 per ragioni umanitarie, e far accettare agli altri Paesi europei i ricongiungimenti familiari. Intanto il governo deve cercare di disinnescare la polemica con i governatori di centrodestra. Oggi il ministro dell’interno Angelino Alfano incontrerà i presidenti delle Regioni per trovare una via d’uscita. Ma le ultime emergenze alle frontiere e nelle grandi città come Milano e Roma, il governo le scarica nell’agenda di Bruxelles. «Ventimiglia è un pugno in faccia all’Europa» ha denunciato ieri Alfano a margine dell’incontro a Lussemburgo con l’omologo francese Bernard Cazeneuve, il tedesco Thomas De Maiziere e il commissario Avramopoulos. Un prevertice del Consiglio europeo dei ministri dell'interno dove è stato affrontato il fenomeno esploso nelle ultime settimane con un numero di sbarchi che ha toccato livelli record. Abbiamo registrato alcune aperture, anche se nella distribuzione dei richiedenti asilo c’è ancora da discutere», ha detto Alfano spiegando che i passi in avanti riguardano i rimpatri per chi non ha diritto: impegno più rigoroso che però non è più solo in carico all’Italia. Sulle quote, il compromesso adottato e che arriverà la prossima settimana sul tavolo del vertice di Bruxelles, conferma una redistribuzione dei rifugiati da Grecia e Italia (40mila la richiesta di Renzi) su base volontaria e da definire, ma vincolanti una volta accettati. In questi giorni l’impegno maggiore sarà quello di convincere i paesi dell’Est e i Baltici, che con Spagna e Portogallo sono i più riottosi a farsi carico dell’accoglienza. La soluzione che sarà adottata nel principio di solidarietà e di responsabilità dei paesi Ue, impegna Roma e Atene a garantire l’adeguata identificazione di chi arriva. Le regole di Dublino per ora non si toccano ma la nuova operazione Triton, con il pattugliamento delle navi britanniche e tedesche, non potrà limitarsi al semplice salvataggio, «scaricando tutto su Italia Grecia e Malta e disinteressandosi delle fasi successive d'identificazione e rimpatrio per i migranti cosiddetti "economici». Nonostante lo scontro con la Francia ieri si sia ridimensionato, il primo ministro Valls ha confermato la linea durissima contro gli immigrati che non hanno diritto di asilo: «Saranno ricondotti alla frontiera e saranno immediatamente sgomberati accampamenti che creano problemi sanitari e di sicurezza». Sul fronte interno Il presidente della Repubblica Mattarella fa appello al buonsenso. Su come affrontare il fenomeno, spiega che l’accoglienza è una materia «complessa e necessaria, occorrono solidarietà e intelligenza. Sono cose di cui il nostro Paese è capace di fare uso». Parole pronunciate durante la visita a Vicenza, una delle regioni finita nel mazzo dei ribelli. Dal presidente toscano Enrico Rossi la richiesta di «affidare alle regioni il coordinamento per la gestione dei flussi». «Il nostro modello di accoglienza è diventato un esempio» ha spiegato, suggerendo la soluzione di «piccoli centri per i richiedenti asilo che restituiscono il valore dell’accoglienza svolgendo piccoli lavori non retribuiti».

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