La Nuova Sardegna

Muore tra le onde dopo avere salvato 2 persone in difficoltà

di Enrico Carta
Muore tra le onde dopo avere salvato 2 persone in difficoltà

Vincenzo Curtale è stato risucchiato dal mare in tempesta È annegato dopo avere riportato a riva una turista

17 agosto 2015
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CABRAS. È morto da eroe, in un mare in burrasca dove insieme nuotavano l’ingiustificabile incoscienza di una turista, le istituzioni che non sono in grado o non riescono a gestire i servizi di salvamento, e lui, Vincenzo Curtale, oristanese di 41 anni, ingiusta vittima di un Ferragosto di morte tra le onde di San Giovanni di Sinis.

Il mare è traditore in quel punto di costa che, chi frequenta San Giovanni, chiama delle “Rocce nere”. Ma chi arriva da lontano probabilmente non sa che l’azzurro incantato, quando tira il maestrale, si trasforma in una belva indomabile capace di inghiottirti. Così una donna non sarda, con un materassino, è entrata in acqua e si è allontanata. Con lei c’era la figlia che è rimasta a riva. Quando ha capito che la mamma era in difficoltà e che il materassino in balia delle onde si allontanava sempre più, la bambina ha iniziato a strillare e a piangere.

Immediatamente un bagnante si è tuffato per provare a soccorrere la donna, ma a sua volta è rimasto intrappolato in quel miscuglio di risacca, correnti, onde alte e fatica che ben presto si è fatta sentire. Pronto e generoso come lo era tutti i giorni, Enzo Curtale ha smesso di prendere il sole e di fare due tranquille chiacchiere con gli amici. Ha raccolto il primo salvagente che ha avuto a disposizione e senza esitare si è diretto verso i due bagnanti in difficoltà. Quando li ha raggiunti, ancora una volta senza preoccuparsi di sé, lo ha lasciato loro. È stato il gesto che l’ha trasformato in un eroe, ma che gli è costato la vita, perché da quel momento la situazione è precipitata.

Stefano Palmas e un altro amico capiscono che Enzo Curtale è in difficoltà e si tuffano. Intanto in spiaggia, Davide Mereu assieme ad altre persone, chiama i soccorsi e studia un modo per poter dare una mano ai tre senza mettere a repentaglio la vita di altre persone. Ci riuscirà solo in parte, perché la catena umana aiutata da una fune ha il suo effetto solamente per tirare fuori dall’acqua ancora vivi Stefano Palmas e l’altro amico – ha scelto di mantenere l’anonimato –. Enzo Curtale è con loro, ma ha smesso di respirare prima di arrivare a riva, tra le braccia degli amici. La turista e l’altra persona che per prima si era lanciata per prestare soccorso, intanto restano aggrappati al salvagente, sino al momento in cui sono raggiungono la scogliera che delimita la spiaggia, quando il loro angelo ha chiuso gli occhi per sempre.

Lo choc del primo momento è passato e ora si fa spazio la rabbia, soprattutto attraverso le parole di Luca Pinna, il suo datore di lavoro nel chiosco che vende alimenti nell’area a fianco al palasport di Sa Rodia: «È assurdo che non ci sia il servizio di salvamento ed è altrettanto assurdo che dal mare e dalla Guardia Costiera non sia arrivato il soccorso necessario. E visto che è assurdo questa morte non dev’essere arrivata invano. Non si devono più ripetere fatti del genere».

Un racconto di poche righe di giornale riassume infatti un episodio che i protagonisti chiariscono essere durato un’ora e mezzo. Un tempo enorme, nel quale solo i bagnanti dalla spiaggia sono stati in grado di aiutare le persone in difficoltà. Stefano Palmas, uno degli amici di Enzo Curtale che si è trovato in balia delle onde ha ancora vivo un momento particolare: «Era ormai morto, io ero stremato e vedevo la motovedetta della Capitaneria vicina a noi. Facevo segno, assieme all’altro mio amico, di aver bisogno di aiuto. Non è arrivato e mi sono salvato solo grazie alla catena umana. Non è successo tutto in un attimo, erano tantissimi minuti che noi eravamo in acqua e ci sono foto fatte da terra che lo testimoniano».

D’altro canto il comandante della Capitaneria di Porto di Oristano replica: «È una versione che non coincide con quanto realmente accaduto – spiega il capitano di fregata, Rodolfo Raiteri –. Noi abbiamo ricevuto la segnalazione quando probabilmente era passato già qualche minuto. C’è da considerare poi che il mare era piuttosto agitato e per raggiungere la zona dal porto c’è voluta un’altra ventina di minuti. Quando i nostri uomini sono arrivati, purtroppo era già tardi, ma siamo comunque rimasti a pattugliare la zona e abbiamo contemporaneamente verificato la situazione di altri due bagnanti. Abbiamo tutte le comunicazioni registrate da cui si può ricostruire l’andamento dei fatti».

Polemiche che oggi, alle 16.30, si spegneranno almeno nel momento in cui nella chiesa di San Sebastiano a Oristano si celebrerà il funerale. Ultimo saluto all’eroe di San Giovanni.

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