La Nuova Sardegna

Boom appalti, i dubbi della Cisl

La Federazione dei lavoratori delle costruzioni interviene per smorzare gli entusiasmi. Secondo la ricerca, il sistema sardo ha avuto un incremento del 19% rispetto agli anni precedenti con un importo delle opere appaltate nel corso del 2015 che sfiora il mezzo miliardo di Euro. Nei giorni scorsi era stato lo stesso presidente Francesco Pigliaru a esprimere soddisfazione per i dati positivi pubblicati dal Sole 24 Ore. Oggi la Filca interviene per esprimere soddisfazione per l’inversione di tendenza, ma con riserva. «Il settore edile sardo – si legge in una nota - ha pagato il prezzo più alto: dal 2008 sono andate perse 30mila buste paga, gli investimenti in opere pubbliche risultano fermi da dieci anni senza nessuna nuova opera appaltata dal 2004 al 2013, il Pil più che dimezzato con conseguenze severe sulla intera economia regionale». «Guardiamo quindi con favore – continua la nota - e con attenzione a questo primo segnale di inversione di tendenza e nel mentre non troviamo motivo per sentirci soddisfatti, e, nemmeno appagati». Mancano all’appello diversi capitoli finanziari, già oggi necessari, per abbattere quel Gap infrastrutturale che colloca l'isola al terzultimo posto nella graduatoria delle regioni in fatto di dotazione di infrastrutture. La Filca è preoccupata per l’alto tasso di disoccupazione e gli oltre 30mila lavoratori privi degli ammortizzatori in deroga. «Quel mezzo miliardo di cui parla il Cresme, lo consideriamo solo un acconto rispetto al fabbisogno necessario alla Sardegna per allontanarsi dal baratro e che il mondo di lavoro rivendica da tempo per garantire pari dignità e diritti ai sardi». Strade adeguate, una linea ferroviaria al passo coi tempi, un territorio posto al riparo dai disastri idrogeologici di cui siamo stati testimoni nel recente passato, sono l'ambito dentro cui costruire una nuova strategia per rilanciare il lavoro e lo sviluppo in Sardegna. Non dobbiamo sottacere poi l'alto numero di opere avviate, è mai completate, ben 68, che per ragionare finanziarie e soprattutto tecniche, da anni, e in qualche caso da decenni, si attende che vengano portate a compimento. Per produrre frutti, buoni frutti, quel mezzo miliardo va speso subito e bene. Abbiamo sentore che purtroppo non sarà così. I lavori sulla SS 125 saranno avviati non prima dell'estate. Quelli sulla 131 più o meno a fine anno mentre il lavoro bisogna crearlo ora. E qui sta la vera sfida che attende tutti, istituzioni regionali, governo, aziende e sindacati. La Filca sarda è pronta a raccoglierla.

Il sindacato avverte: mezzo miliardo non basta e i cantieri fermi sono troppi

10 gennaio 2016
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SASSARI. «È commevente l’attenzione riposta da più parti circa una rirpresa dell’attività edile in Sardegna». Esordisce così la Filca Cisl (la Federazione dei lavoratori delle costruzioni), che interviene per smorzare gli entusiasmi sui numeri record – i migliori del Sud - degli appalti pubblici nell’isola diffusi dal Cresme nei giorni scorsi.

Infatti, il sistema sardo ha avuto un incremento del 19% rispetto agli anni precedenti con un importo delle opere appaltate nel corso del 2015 che sfiora il mezzo miliardo di Euro.

Nei giorni scorsi era stato lo stesso presidente della Regione, Francesco Pigliaru, a esprimere soddisfazione via Facebook per i dati positivi – relativi alla Sardegna - pubblicati dal Sole 24 Ore.

Avanti adagio. Oggi la Filca interviene per esprimere soddisfazione per l’inversione di tendenza, ma con riserva. «Il settore edile sardo – si legge in una nota - ha pagato il prezzo più alto: dal 2008 sono andate perse 30mila buste paga, gli investimenti in opere pubbliche risultano fermi da dieci anni senza nessuna nuova opera appaltata dal 2004 al 2013, il Pil più che dimezzato con conseguenze severe sulla intera economia regionale».

«Guardiamo quindi con favore – continua la nota - e con attenzione a questo primo segnale di inversione di tendenza e nel mentre non troviamo motivo per sentirci soddisfatti, e, nemmeno appagati».

Piatto piange. Secondo il sindacato targato Cisl mancano all’appello diversi capitoli finanziari, già oggi necessari, per abbattere quel gap infrastrutturale che colloca l’isola al terzultimo posto nella graduatoria delle regioni in fatto di dotazione di infrastrutture.

Inoltre, c’è forte preoccupazione per l’alto tasso di disoccupazione e gli oltre 30mila lavoratori privi degli ammortizzatori in deroga.

«Quel mezzo miliardo di cui parla il Cresme – riprende il comunicato - lo consideriamo solo un acconto rispetto al fabbisogno necessario alla Sardegna per allontanarsi dal baratro e che il mondo di lavoro rivendica da tempo per garantire pari dignità e diritti ai sardi».

Strade adeguate, una linea ferroviaria al passo coi tempi, un territorio posto al riparo dai disastri idrogeologici: sono soltanto alcuni punti della road map tracciata dalla Filca per costruire una nuova strategia di rilancio del lavoro e dello sviluppo in Sardegna.

Le incompiute. Il sindacato si sofferma poi sulla situazione delle opere pubbliche che risultano ancora non completate. «Non dobbiamo sottacere l’alto numero di opere avviate, è mai completate, ben 68, che per ragionare finanziarie e soprattutto tecniche, da anni, e in qualche caso da decenni, si attende che vengano portate a compimento».

Si tratta, per fare un esempio, dei lavori previsti lungo la strada statale 125, che a detta della Filca «non saranno avviati prima dell’estate», o quelli che interessano la statale 131 e che partiranno «più o meno a fine anno».

Previsioni che non soddisfano il sindacato che il lavoro vuole averlo subito. (s.s.)

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