La Nuova Sardegna

Il ministro Martina rassicura i pescatori: «Tutto come prima»

di Alessandro Pirina
Il ministro Martina rassicura i pescatori: «Tutto come prima»

Il governo: l’accordo di Caen non avrà effetti negativi Presto a Roma l’assessore Falchi. Opposizione all’attacco

16 febbraio 2016
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SASSARI. Nessun furto di mare, men che meno una svendita. Al massimo si può parlare di uno scambio tra Italia e Francia di piccole parti delle loro acque, ma senza alcuna conseguenza per i pescatori. A ribadirlo è stato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ieri a Bruxelles è intervenuto sulla questione che in questi giorni sta infiammando la Sardegna, e non solo. «Noi abbiamo lavorato e lavoreremo per chiarire in maniera definitiva e incontrovertibile che dal punto di vista dei diritti di pesca non cambia alcunché per l'Italia – è stata la rassicurazione di Martina a margine del Consiglio agricoltura a Bruxelles –. Questa fase di ulteriore chiarimento è in corso e non ho nessun elemento per dire che sarà diversamente: va messo in chiaro, perché è giusto che sia così». Il governo, dunque, garantisce che nulla cambierà con l’accordo di Caen, firmato a marzo dell'anno scorso dopo un lungo negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012. Una rassicurazione che ha fatto tirare un sospiro di sollievo anche nei palazzi della Regione. Anzi, il ministero ha convocato a Roma l’assessore all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, per un faccia a faccia che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni per illustrare il contenuto dell’accordo tra i ministri degli Esteri dei due paesi.

Il primo allarme. Una firma che negli ultimi giorni ha fatto gridare allo scandalo, ma che di fatto in Italia non ha nessun valore, perché l’accordo non è stato ancora - e a questo punto chissà se mai lo sarà -ratificato dal Parlamento. Il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova aveva illustrato la questione qualche giorno fa in Aula, rispondendo a una interrogazione di 16 parlamentari del Movimento 5Stelle, allertati da un alt intimato a un peschereccio italiano da parte della gendarmeria francese. Un errore a cui la Francia ha rimediato con le scuse alla Farnesina.

Il caso sardo. Ma le rassicurazioni di Della Vedova non sono bastate, perché qualche giorno fa un altro peschereccio salpato da Alghero si è di nuovo imbattuto nello stop dei francesi in base all’accordo di Caen. Un altro atto arbitrario, visto che l’Italia non lo ha mai ratificato, ma il caso è stato sollevato dal deputato di Unidos, Mauro Pili. Al grido di «il governo si è venduto il nostro mare» e con l’immediato appoggio del leghista Roberto Calderoli. Una denuncia che ha varcato i confini regionali ed è arrivata a Roma.

Lo scambio. E a nulla sono servite le rassicurazioni di governo e addetti ai lavori. Anche perché il tratto di mare oggetto dello scambio tra Italia e Francia non si estenderebbe per 40 miglia, come denunciato da Pili, ma si tratterebbe di un solo miglio che contiene la fossa del Cimitero, cinque punti profondi da 500 a 900 metri. Un’area molto ricca di gamberi rossi, più un’altra tra la Corsica e l’isola d’Elba in cui abbondano i pesci spada. In cambio, l’Italia - e dunque i pescatori sardi - ottengono tre secche tra la Capraia, l’Elba e la Corsica. Uno scambio che ancora però non ha alcun effetto, perché l’Italia, a differenza della Francia, non ha ancora ratificato l’accordo.

Pesca libera. E comunque un accordo a durata limitata, visto che dal 2022 scatterà la liberalizzazione delle acque e chiunque potrà pescare ovunque a condizione di rispettare i regolamenti territoriali che tutelano l’ambiente marino e le specie ittiche.

Meloni su Facebook. Le rassicurazioni sull’accordo firmato dai ministri Gentiloni e Fabius non hanno però convinto il centrodestra. «Il governo Renzi ha accettato la cessione di zone di mare a nord della Sardegna non informando il Parlamento – scrive su Facebook Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia –. Faccio un appello ai parlamentari italiani, rappresentanti del popolo e non delle lobby: non ratificate questa ennesima infamia contro l'Italia».

Fi all’attacco. In Sardegna l’intero centrodestra attacca la maggioranza. «I parlamentari sardi di Forza Italia voteranno contro ogni ipotesi di ratifica di patti disonorevoli con la Francia – dichiara Ugo Cappellacci, coordinatore regionale del partito, anche a nome dei parlamentari Emilio Floris, Settimo Nizzi e Paolo Vella –. Rileviamo che l’unica attenzione che si riserva alla Sardegna e al suo mare è quella di chi guarda con occhio predatorio, con provvedimenti che ledono non solo gli interessi dell’isola». Da Forza Italia si levano anche le voci contrarie del capogruppo in Regione, Pietro Pittalis, che annuncia «una guerra istituzionale, con gli strumenti del diritto e della democrazia, che stanno tutti dalla nostra parte». «Il governo faccia chiarezza – aggiunge il consigliere Giuseppe Fasolino, sindaco di Golfo Aranci – La riduzione delle acque territoriali italiane a vantaggio di quelle francesi rischia di penalizzare sempre di più la categoria dei pescatori sardi, già messa a dura prova da una crisi senza precedenti». All’attacco anche il segretario del Psd’Az, Christian Solinas, che parla di «incomprensibile regalia».

Sel e Cd contro Pili. Il centrosinistra, invece, più che fare quadrato intorno al governo va all’attacco di Mauro Pili, colpevole - ad avviso dei parlamentari sardi di Sel e Centro democratico - di aver sollevato un caso inesistente. «Che il governo abbia svenduto il mare del nord Sardegna alla Francia ci appare uno scherzo di cattivo gusto, una cosa impossibile sul piano tecnico più che su quello politico», dicono il senatore Luciano Uras (Sel) e il deputato Roberto Capelli (Cd). «Un trattato internazionale deve essere sempre ratificato dalle camere, prima di entrare in vigore – sostiene il deputato Michele Piras, anche lui di Sel –. Noi prima di urlare e seminare il panico verificheremo di che si tratta e chiederemo chiarimenti sull'accaduto. Non è col terrorismo mediatico che si fa il bene dei sardi, della Sardegna e nemmeno dei pescatori».

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