La Nuova Sardegna

sindacopoli/l’inchiesta

Cimitero di Sassari, la banda non puntava a gestire gli appalti

di Giovanni Bua
Cimitero di Sassari, la banda non puntava a gestire gli appalti

SASSARI. Non sembra essere il cimitero di Sassari quello su cui la “cricca” guidata da Tore Pinna avrebbe messo le mani. Questo il risultato di una serie di verifiche interne messe in campo dall’ammin...

17 aprile 2016
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SASSARI. Non sembra essere il cimitero di Sassari quello su cui la “cricca” guidata da Tore Pinna avrebbe messo le mani. Questo il risultato di una serie di verifiche interne messe in campo dall’amministrazione comunale di Sassari. Che, dopo aver letto sul giornale i passaggi dell’ordinanza che ha mandato in galera l’ingegnere desulese relativi a un appalto relativo al camposanto cittadino, manovrato dallo stesso Pinna per mano del suo fedelissimo Tonino Piras, ha spulciato con cura il corposo faldone sul project financing del cimitero. Risultato: di Antonio Piras, che Pinna sostiene di aver “piazzato” nella commissione che poi ha aggiudicato l’appalto da 40 milioni di euro bandito nel settembre 2004 e assegnato nel marzo 2006, non c’è traccia. «Dopo il 2006 – sottolinea l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune Ottavio Sanna – non c’è stata più nessuna assegnazione relativa ai lavori del cimitero. E nessuna commissione. E comunque, per quanto ci risulta, Antonio Piras non ha mai fatto parte di alcuna commissione che abbia avuto a che fare con il cimitero». Da capire ora come mai il cimitero sassarese sia finito con questa “convinzione” dentro le carte. L’infiltrazione nell’appalto è infatti indicata sia nell’ordinanza che negli atti, addirittura in un capitoletto intitolato “Appalto del cimitero di Sassari”.

La conversazione galeotta si svolge nell’ottobre del 2014, data in cui Pinna era effettivamente direttore dei lavori della Ati (guidata dalla ditta Sacramanti) che tuttora si occupa dei lavori di ampliamento del camposanto cittadino. Ruolo che Pinna ha rivestito dal febbraio 2014 (era subentrato a Elia Uneddu) fino a giugno 2015 dopo il suo arresto per la prima tranche dell’inchiesta “Sindacopoli”. Pinna è a cena a casa di Stochino e sta concordando con il presidente e il direttore del consorzio industriale dell’Ogliastra il piano per truccare la gara relativa al porto industriale di Tortolì. Pinna vuole accreditare Piras con i suoi interlocutori come uomo di sua fiducia. «Io l’ho messo in commissione a Sassari» dice. E poi, dopo una pausa, «Per il cimitero. L’hanno martoriato. Chiamavano Pellegrini a casa sua. Serafino Ruiu. Antonello Scudu. Non si è spostato di un millimetro. Tac, ha aggiudicato». A prima vista sembrerebbe insomma che la commissione a Sassari e il cimitero siano collegati. Ma in realtà potrebbero essere parte di due discorsi differenti. A suffragare questa ipotesi il fatto che non solo Pinna non fa parte della commissione che nel 2006 ha assegnato l’appalto del cimitero, ma anche i tre nomi citati come interessati non hanno alcun legame né col cimitero né con Sassari e sembrerebbero più legati all’Ogliastra e al Cagliaritano.

Difficile entrare nella complessa rete dei rapporti e delle infiltrazioni della cricca. E impossibile escludere, al momento, alcunché. Ma sembrerebbe che non sia il cimitero sassarese quello su cui la “squadra” di Pinna ha messo le mani. Rimane da capire quale sia. E di quali commissioni sassaresi Tonino Piras abbia fatto parte, magari influenzandone l’operato.

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