La Nuova Sardegna

Cagliari, campi sotto le mura di Castello: «Distruggono la città»

Cagliari, campi sotto le mura di Castello: «Distruggono la città»

Coro di proteste per la struttura sportiva che oscura lo skyline del quartiere storico. Il Soprintendente: «Il nullaosta esiste»

31 agosto 2016
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. C’è chi parla di impatto devastante, chi grida alla distruzione della Cagliari antica. Guardare dal basso, dal Terrapieno, lo skyline del Castello: proprio in direzione del palazzo Viceregio compare un’enorme struttura circolare di metallo. Si tratta della club house di un grande spazio sportivo, con campi di calcetto illuminati e recinzioni, realizzato da un privato sul tetto del grande parcheggio dell’Apcoa, in viale Regina Elena a due passi dalle mura storiche della città. Tutto regolare: c’è il nullaosta paesaggistico, ci sono i pass del Comune arrivati a sedici anni di distanza dalla presentazione del progetto. Ma non sempre ciò che è in regola piace e superata la palude mentale di Ferragosto è partito un confronto furibondo tra chi ha ancora occhi per guardare la città.

Ad accendere la miccia è stato lo scrittore Giorgio Todde, con una lettera pubblica al sindaco Massimo Zedda, diffusa da Sardinia Post con un titolo che la riassume spietatamente: «State cancellando l’anima di Cagliari, adesso fermatevi». Todde, che è un dirigente nazionale di Italia Nostra, rilancia con forza il tema eterno della conservazione. Ma dopo osserva: «Come si fa a mettere d’accordo il dozzinale intervento sotto le mura con il nostro piano paesaggistico regionale che vieta ogni forma di intervento che non sia conservativo e proibisce ogni costruzione? - chiede nella lettera - ci si può impippare di una norma e rilasciare autorizzazioni? Beh, evidentemente sì. Almeno da queste parti. Se una norma vieta qualsiasi modifica di un complesso paesaggistico, in questo caso del patrimonio irripetibile della rocca, allora è possibile solo la manutenzione e, parola sconosciuta in città, il restauro. Dunque quell’autorizzazione, se c’è, è illegittima. E dunque la colpa del Comune è relativa».

Conferma Maria Paola Morittu di Italia Nostra: «L’autorizzazione è illegittima, nessuna costruzione è ammissibile prima che il Puc sia adeguato al Ppr».

Ma l’autorizzazione c’è o no? Risponde alla Nuova Sardegna il sovrintendente regionale ai beni paesaggistici Fausto Martino: «Esiste e risale ad alcuni anni fa, l’ha firmata uno dei miei predecessori». Esiste e non si può buttare nel cestino della carta straccia: «Un’eventuale revoca sarebbe fuori dal termine dei diciotto mesi stabilito dalla legge 241. Si andrebbe incontro a una richiesta di risarcimento».

Così non restano che le reazioni, di segno simile sia che arrivino da destra come da sinistra: «Non occorre essere degli specialisti per comprendere quanto l'impatto della nuova costruzione sullo skyline del Castello sia devastante ed invasivo per la città storicizzata - avverte Giampaolo Marchi, docente a ingegneria ed ex assessore comunale all’urbanistica – non lo dico io, bensì la stessa Soprintendenza che dal 2002 in poi ha negato i nullaosta anche per le semplici reti di protezione dei campetti. È pur vero che le soprintendenze hanno un potere discrezionale, ma è altrettanto vero che l'assenso o il diniego deve essere adeguatamente motivato. Nel caso di viale Regina Elena non trovò alcuna motivazione».

Sferzante il commento di Raffaele Puddu, docente di storia che vive al Castello: «Così non va - sostiene - nei paesi dove vorrei vivere i restauri dell'antico sono tanto rispettosi da passare inosservati, l'atmosfera dei vecchi centri storici li distingue da quanto, caoticamente e impetuosamente, è cresciuto loro intorno, nessun adeguamento alla cosiddetta modernità è tanto brutale da scatenare guerre civili, ma soprattutto la memoria storica è condivisa e per esserlo dev'essere anzitutto riconosciuta, e rispettata, nei segni che il tempo ha tracciato». (m.l)

In Primo Piano
Disagi

Alghero, tre passeggeri lasciati a terra per overbooking da Aeroitalia

di Massimo Sechi

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

Le nostre iniziative