La Nuova Sardegna

Rosatellum e voto sardo elezioni a confronto

Rosatellum e voto sardo elezioni a confronto

Se i 5 stelle confermassero i voti presi nel 2013 sarebbero di nuovo in testa Il Centrosinistra però trionferebbe se ripetesse l’exploit delle Europee del 2014

05 novembre 2017
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CAGLIARI. Una buona legge elettorale? «È quella che non accontenta, oppure scontenta, tutti i partiti, dal più grande al più piccolo». Il Rosatellum 2.0, si sa, non è certo un sistema perfetto, anzi alcuni sostengono che addirittura sia un pasticcio, ma non ci sono più dubbi. È col Rosatellum, un misto all’italiana fra maggioritario e proporzionale, che gli italiani a marzo eleggeranno deputati e senatori. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato e non si può più tornare indietro. Allora la domanda è questa: in Sardegna chi potrebbe vincere o perdere con la nuova legge elettorale? I confronti potrebbero essere tanti e molti anche fantasiosi, perché fra l’altro non c’è ancora la certezza su quali e quanti saranno i collegi isolani e non è un particolare di poco conto. Ma nonostante le molte incognite un po’ di fantapolitica è possibile farla. Con solo tre certezze nella scatola di montaggio: i voti ottenuti dai partiti nelle elezioni politiche del 2013 e in quelle europee dell’anno successivo, e poi che i sardi dovranno eleggere 17 deputati, sei nei collegi uninominali e 11 con il proporzionale, e otto senatori, tre col maggioritario e cinque con le liste bloccate.

Politiche 2013. Se fra qualche mese il Movimento Cinque stelle dovesse ripetere l’exploit di allora, con quasi 8mila voti in più del centrosinistra, vincerebbe a mani basse. Alla Camera sarebbe ancora il primo partito con quattro seggi nel proporzionale e altrettanti nel maggioritario. Di fatto, con questa vittoria netta, raddoppierebbe la pattuglia: da quattro a otto. Al secondo posto, finirebbe il Centrosinistra con tre deputati nei collegi proporzionali, due del Pd e il terzo assegnato a un alleato, più due, stavolta tutti Dem, in quelli uninominali. Con questo risultato nel tabellone finale: cinque seggi in meno rispetto al 2013. Il Centrodestra invece si fermerebbe a tre, tutti nel proporzionale e tutti di Forza Italia, gli alleati resterebbero a secco. Resta da capire che fine farebbe il seggio assegnato nel 2013 alla Lista Monti. Stando alle previsioni, i centristi dovrebbero traslocare in blocco o metà per uno nei due poli storici. Al Senato finirebbe invece in parità nel proporzionale fra i Cinque stelle e il gruppone capeggiato dal Partito democratico. Otterrebbero due seggi a testa, ma mentre i grillini confermerebbero il risultato del 2013, gli avversari perderebbero due seggi. L’ultimo disponibile andrebbe al Centrodestra, a Forza Italia in particolare, che confermerebbe il risultato del 2013. Nel maggioritario, due o tre seggi ai Cinque stelle, che salirebbero così a quattro o cinque, uno o zero al Centrosinistra.

Europee 2014. Visto che quelle furono le elezioni del controsorpasso, col Centrosinistra stavolta in vantaggio di 73mila voti sui Cinque stelle, ci sarebbe di fatto un ribaltone rispetto alla simulazione precedente. A vincere tutto sarebbe proprio la coalizione capeggiata dal Pd, con un cappotto nei collegi uninominali, sei su sei, e altri cinque seggi nel proporzionale. Tirate le somme: aumenterebbe di uno, passando dagli attuali dieci (otto del Pd, uno a testa per l’allora Sel e l’ex Centro democratico) a undici. Con i voti delle Europee, i Cinque stelle confermerebbero i loro attuali quattro deputati, in questo caso ottenuti grazie al secondo posto assoluto nel proporzionale. Il Centrodestra conquisterebbe due seggi e dovrebbero essere ad appannaggio di Forza Italia, anche se Fdi-An, il suo alleato più forte in Sardegna, potrebbe sfilarne uno ai berlusconiani ma solo con un resto alto. Al Senato il Centrosinistra vincerebbe lo stesso alla grande: cinque senatori su otto, con un altro cappotto nei tre collegi uninominali e due col proporzionale. Se il risultato fosse questo: rispetto al 2013, avrebbe un seggio in più. Persa la sfida all’ultimo voto nel maggioritario, i Cinque stelle dovrebbero accontentarsi di due eletti, sarebbero il capolista e il vicecapolista, nel proporzionale e nei numeri confermerebbero quelli del 2013. Sarebbe infine uno solo il senatore del Centrodestra e andrebbe di sicuro a Forza Italia.

Le super incognite. In queste due simulazioni sono almeno quattro. La prima: quanto sarà forte il partito delle astensioni? Nel 2013 arrivò al 32 per cento, l’anno dopo salì fino al 48 e le previsioni sull’affluenza alle urne non sono buone per il 2018. La seconda è stata già accennata: in quale delle tre potenziali case finiranno i centristi senza più un loro candidato-premier? Non c’è una risposta certa e ogni tipo di trasloco sarà possibile fino all’ultimo. Terza incognita: in Sardegna, si presenterà o meno un polo nazional-sardista, e se sì a quale coalizione o partito sfilerà più voti? Quarta e ultima: destreggiarsi fra le regole di questo benedetto Rosatellum 2.0 non sarà facile per nessuno. (ua)



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