La Nuova Sardegna

Scontro sul portavoce dell’Ats

È un torinese ex consulente M5s. Strappo anche coi sindacati: sciopero generale

17 novembre 2017
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CAGLIARI. La sanità continua a essere un campo di battaglia e gli scontri si moltiplicano di giorno in giorno. Dopo il litigio a distanza fra Forza Italia e la Regione sulla nomina del direttore dell’Areus, Giorgio Lenzotti, a sollevare ancor di più il tono della polemica è stata un’altra nomina, quella del portavoce del manager dell’Ats. Mentre su un altro fronte i sindacati hanno rotto le trattative con l’assessorato e l’Azienda unica e si dicono pronti a organizzare uno sciopero generale della sanità.

La nomina. È stata pubblicata giovedì a la delibera con cui il direttore generale dell'Ats, Fulvio Moirano, ha scelto come portavoce Massimiliano Abbruzzese, torinese classe 1971, già consulente dei Cinque stelle nel Consiglio regionale del Piemonte e in precedenza dell’Idv. Risultato: è scoppiata la polemica. «Succede che nell'Ats, ormai trasformata in Azienda Torinese della Sanità – ironizza il consigliere Paolo Truzzu, Fdi – il dg abbia nominato, lo stipendio sarà di 50mila euro l’anno, un corregionale, mentre allo stesso tempo è alla ricerca anche di ben cinque addetti stampa per la comunicazione istituzionale». Sulla stessa linea Forza Italia. «La sanità – dice il coordinatore Ugo Cappellacci – è ormai diventato un regno sardo-piemontese, o forse meglio piemontese-sardo». Ma è ancora più duro il giudizio di Campo progressista, partito della coalizione di centrosinistra al governo. «È sorprendente – fa sapere il senatore Luciano Uras – come ormai ingaggiamo solo piemontesi e, in questo caso, con professionalità così eccelse che derivano da relazioni politiche molto distanti dall’alleanza che ha vinto le Regionali nel 2013. Credo che questo sia l’ennesimo atto offensivo verso le professionalità sarde».

I sindacati. Cgil, Cisl e Uil sono sul piede di guerra per la mancata convocazione da parte dell’Ats e dell’assessorato di un confronto sulla sanità dopo le varie riforme. La rottura è ufficiale e – si legge in un comunicato – se «non ci saranno risposte immediate, sarà sciopero generale». Tra le questioni aperte non solo la riorganizzazione ma anche gli orari di lavoro, la retribuzione delle festività infrasettimanali e le indennità previste dagli accordi integrativi ora bloccate.

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