La Nuova Sardegna

Onorato, bufera sullo spot la rete attacca: «È razzista»

di Roberto Petretto
Onorato, bufera sullo spot la rete attacca: «È razzista»

La compagnia sotto accusa per uno slogan: «Da noi solo personale italiano» Il patron: non discriminiamo gli stranieri, difendiamo il lavoro dei connazionali

13 marzo 2018
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SASSARI. «Il nostro personale? È solo italiano». Ha scatenato polemiche a non finire in rete la nuova campagna pubblicitaria della società di navigazione Moby e Tirrenia, apparsa ieri sui principali quotidiani italiani. «È un messaggio xenofobo che inneggia al razzismo», il commento più diffuso sui social network.

A scatenare la rabbia degli internauti è stato soprattutto il commento con il quale il gruppo dell’armatore Vincenzo Onorato ha lanciato la nuova campagna, firmata dalla prestigiosa agenzia Armando Testa: «Navigare italiano non è solo uno slogan ma un impegno: significa darvi il meglio e trasformare ogni vostro viaggio in una vacanza con un servizio 100% made in Italy». «Una campagna pubblicitaria spudorata e discriminatoria», l’ha liquidata in un tweet la scrittrice Michela Murgia. In tanti hanno sostenuto l’hashtag #piuttosto a nuoto, decisi a boicottare la società di Onorato. «Quest’estate Corsica Ferries». La battuta più gettonata? «Italiani come Schettino», alludendo al comandante della Costa Concordia e al suo naufragio all’isola del Giglio.

Una valanga di polemiche sulla società che considera un vanto avere alle proprie dipendenze solo il 6% di lavoratori stranieri: «Onorato Armatori – si legge in una nota del gruppo – ha circa 4.750 lavoratori, dei quali meno del 6% è straniero. Ed è proprio questo il messaggio che si vuole lanciare: navigare con il Gruppo Onorato Armatori vuol dire anche difendere il lavoro e la dignità dei nostri connazionali, perché una nave che batte bandiera italiana deve avere marittimi italiani, e non tanti extracomunitari sfruttati e con stipendi da fame». L’allusione, chiara, è alle altre compagnie di navigazione che sfrutterebbero lavoratori extracomunitari con contratti da schiavi: 600 dollari al mese. Una posizione che ieri la società di navigazione ha ribadito con forza, rispondendo così ai post polemici e ironici che hanno fatto il giro della rete. «Il gruppo Onorato Armatori è orgoglioso di impiegare solo personale italiano o comunitario regolarmente assunto piuttosto che personale extracomunitario, impiegato con contratti non italiani, come accade in altre compagnie di navigazione. Questo non ha niente a che vedere con la xenofobia, ma è semplicemente un modo per tutelare, con orgoglio e fierezza, la grande tradizione della marineria italiana, per garantire un lavoro alla nostra gente e alle loro famiglie e difendere la dignità dei nostri connazionali». Anche il presidente del gruppo, Vincenzo Onorato, ha detto la sua. «Non ci sto a essere bollato come razzista. La storia è un po’ diversa. Le compagnie italiane godono, con una vecchia legge del 1998, della quasi totale defiscalizzazione (ovvero non pagano le tasse), e in più hanno l’esenzione dal pagamento dei contributi per i propri dipendenti. A tanta generosità da parte dello Stato sarebbe dovuto corrispondere l’impegno di impiegare marittimi italiani o comunitari. Gli armatori, con la loro associazione, la Confitarma, hanno invece disatteso questo impegno imbarcando al posto di marittimi italiani, marittimi extracomunitari con stipendi da fame. Il risultato è che i marittimi italiani sono a casa a fare la fame mentre gli extracomunitari la fame la fanno direttamente a bordo». A rinfocolare le polemiche, in chiave sarda, un tweet del neo-deputato Ugo Cappellacci: «Onorato dice che le sue compagnie, una delle quali prende 73 milioni di contributi pubblici, impiegano 5mila italiani. Mi piacerebbe sapere qual è la percentuale di sardi». (g.z.)



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