La Nuova Sardegna

L’antenna tutta sarda non vuole solo la luna

di Stefano Ambu
L’antenna tutta sarda non vuole solo la luna

Il radiotelescopio seguirà i voli verso Marte per Nasa e Asi

10 maggio 2018
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SAN BASILIO. Un nuraghe che guarda verso l'universo. Un logo che non è stato scelto a caso: vuole ricordare l'ipotesi delle torri usate come osservatorio delle stelle. Ma vuole sottolineare anche che da ieri in poi per le esplorazioni su Luna, Marte, Giove e Saturno bisognerà tenere conto anche della Sardegna. O meglio della Sdsa (Sardinia deep space antenna) che, attraverso Agenzia spaziale italiana e Nasa, dalle campagne di San Basilio proverà a dare segnali e coordinate per missioni di esplorazione su Marte o di avvicinamento al sole.

Non è fantascienza. In realtà quello che dal 2013 era chiamato Srt, Sardinia radio telescope, ha già fatto qualcosa. Ad esempio, nei primi test in "spazio profondo", ha collaborato alla missione Cassini su Saturno. E ha già messo la sua firma sugli ultimi studi delle onde gravitazionali e sul monitoraggio dei rottami spaziali. Ma ora c'è il salto di qualità con il Sardinia radio telescope che entra nel Deep Space Network con il nome di Sardinia Deep Space Antenna. Primi appuntamenti: le missioni Argomoon (sulla Luna) ed Exomars, sul pianeta rosso, per rispondere alla domanda che si poneva anche David Bowie: "C'è (stata) vita su Marte?"

La targa della cerimonia di inaugurazione è stata scoperta ieri mattina anche da William Gerstenmaier, amministratore associato dell'ente spaziale internazionale. «Le comunicazioni sono fondamentali – ha spiegato il rappresentante della Nasa – per nuove scoperte. Questo è un fantastico punto di partenza. Congratulazioni». Presenti al vernissage anche Inaf, istituto nazionale astrofisica, Regione e Università di Cagliari. «Con Sdsa – ha detto Roberto Battiston, direttore generale dell'Asi – Sardegna, Italia e Europa entrano con forza nelle reti di telecomunicazioni in spazio profondo in cui si possono raccogliere dati emessi dalle grandi missioni interplanetarie, ma anche telecomandare i satelliti che stanno esplorando il sistema solare. L'Asi, insieme alla Nasa, può entrare così nel ristretto cerchio di centri in grado di comunicare e recuperare i dati di queste missioni».

Un'impresa supportata anche dai finanziamenti della Regione: 20 milioni di euro per il radiotelescopio compresa l'antenna, più altri dieci milioni per bandi destinati alle aziende dell'aerospazio. «Questi grandi spazi si trasformano in opportunità – ha detto il vicepresidente della Regione, Raffaele Paci – per la scienza e per il territorio: la Sardegna può diventare luogo di ricerca europeo anche grande a due eccellenza come le Università di Cagliari e Sassari. L'isolamento si supera con il network».

E si aprono nuove porte. «Si può scommettere da questo luogo – ha detto il rettore dell'Università di Cagliari, Maria Del Zompo – anche sulla divulgazione scientifica e sulla ricaduta che i nostri studi possono avere sul territorio, per essere più vicini ai Comuni di quest’area. Non solo per fare turismo scientifico, ma per realizzare un museo della scienza interattivo a cui l’ateneo e l’Asi possono dare il proprio contributo».

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