La Nuova Sardegna

Diotallevi, confiscati gli immobili in Gallura

Diotallevi, confiscati gli immobili in Gallura

Olbia, la Guardia di finanza ha bloccato l’intero patrimonio dell’ex boss della banda della Magliana 

07 dicembre 2018
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OLBIA. Ci sono anche alcuni immobili a Olbia e Porto Rotondo nel tesoretto che la corte d’appello di Roma ha confiscato a Ernesto Diotallevi, storico boss della banda della Magliana, legato sin dagli anni Settanta agli ambienti dell’estrema destra, che era solito investire i proventi delle sue attività in beni di lusso, opere d’arte, auto, barche e case in Gallura e in Corsica. La guardia di finanza di Roma ha eseguito ieri il provvedimento di confisca dei beni e, in Sardegna, il gruppo di Olbia delle fiamme gialle, a«l comando del maggiore Marco Salvagno, ha curato la notifica degli atti. In realtà, gli immobili confiscati a Olbia a Diotallevi sono gli stessi già in passato sottoposti a provvedimento giudiziario. In particolare, si tratta di un appartamento in residence a Porto Rotondo e una serie di villette a Olbia nella zona tra via Bonn e via Bruxelles (rione Sa Minda Noa). Sempre a Olbia, alcuni appartamenti tra via Damiano Chiesa e via Ciro Menotti. Alcuni di questi beni erano stati assegnati alla Caritas (un paio di case erano state anche impiegate per ospitare famiglie alluvionate di Olbia) e che poi erano rientrati nella disponibilità del faccendiere romano.

Complessivamente, il valore dei beni confiscati a Diotallevi ammonta a 25 milioni di euro. Il provvedimento riguarda quote societarie, capitale sociale e patrimonio aziendale di 8 società operanti nel settore della compravendita immobiliare, della costruzione di imbarcazioni, del commercio di energia elettrica, dei trasporti marittimi. Poi depositi bancari, polizze vita, automobili, opere d’arte e case di lusso a Roma (davanti alla Fontana di Trevi) e sull’isola di Cavallo, in Corsica. In tutto 43 unità immobiliari, tra cui anche le case di Olbia.

All’esecuzione del provvedimento di ieri si è arrivati dopo una serie di indagini patrimoniali – svolte dagli 007 del Gruppo investigazione criminalità organizzata su delega della Direzione distrettuale antimafia di Roma – sullo stesso Diotallevi, risultato titolare di un vero e proprio tesoro nonostante la mancanza di fonti di reddito lecite e trasparenti. La confisca giunge al termine di un lungo e complesso iter che ha portato la posizione di Ernesto Diotallevi al vaglio di tutti i gradi di giudizio sino alla Cassazione che, nel gennaio 2018, aveva annullato il decreto con cui nel 2017 la corte d’appello aveva disposto, in riforma della decisione del tribunale del 2015, la revoca parziale della misura ablativa. Insomma, significa che le case di Olbia e Porto Rotondo (come tutte le altre intestate al faccendiere) sono state nel corso degli anni sequestrate e confiscate, poi restituite allo stesso Diotallevi e ora nuovamente confiscate. Un continuo passaggio di mano che si trascina da un’aula giudiziaria all’altra.

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