La Nuova Sardegna

La Nuova Sardegna diffusa nelle chat, in 12 davanti al giudice

di Antonello Sechi
La Nuova Sardegna diffusa nelle chat, in 12 davanti al giudice

Sono stati individuati dalla polizia postale, saranno processati a dicembre

12 ottobre 2019
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SASSARI. C’era chi si procurava una copia Pdf pirata della “Nuova Sardegna” e la postava in una chat di Whatsapp. Altri membri della chat magari la ripostavano in altre chat, a parenti e amici. E così in pochi istanti le copie pirata diventavano decine, forse centinaia o migliaia, con la viralità di tutto ciò che corre sulle reti social. Facile, veloce, gratis. E illegale, oltre che sleale nei confronti di chi ogni giorno fatica per tenere informati i suoi lettori. E infatti dodici di loro adesso si trovano a risponderne in tribunale. Appartengono al primo gruppo di “pirati” individuato dalla polizia postale dopo che i tentativi di moral suasion fatti attraverso vari appelli sul giornale sono caduti nel vuoto e l’editore della “Nuova”, la DB Information, assistita dall’avvocato Sebastiano Chironi, ha deciso di presentare denuncia. Il 10 dicembre dovranno presentarsi davanti al giudice in veste di imputati. Dovranno rispondere del reato previsto dall’articolo 171 della legge sul diritto d’autore. Il decreto di citazione diretta a giudizio è firmato da Maria Paola Asara, sostituto procuratore della Procura della repubblica di Sassari.

Sono stati chiamati a processo M.F. 49 anni di Porto Torres, S.P. 60 anni di Sassari, G.C. 55 anni di Stintino, A.C. 56 anni di Sassari, M.P. 51 anni di Sassari, P.B. 51 anni di Sassari, L.S. 49 anni di Sassari, M.E.M. 64 anni di Sassari, V.S. 59 anni di Sedini, A.C. 51 anni di Alghero, A.M. 46 anni di Porto Torres, G.S. 46 anni di Alghero.

Altri indagati nell’inchiesta condotta dalla polizia postale hanno scelto di evitare il giudizio del tribunale pagando una multa di mille euro.

La diffusione pirata delle copie digitali dei giornali sta mettendo a dura prova i conti delle aziende editoriali, che a causa di questo fenomeno vedono ridursi le copie vendute in edicola. A differenza di quanto sostenuto da una certa politica – sicuramente disinformata e a volte in malafede – gli organi di informazione non vivono di contributi pubblici ma dei ricavi in edicola e della pubblicità. La pirateria mette in pericolo l’esistenza stessa della libera informazione, e dunque del diritto dei cittadini a essere informati, oltre al posto di lavoro di giornalisti, tipografi, amministrativi, pubblicitari, edicolanti e tutti gli altri mestieri coinvolti nel settore.

Le dimensioni del fenomeno hanno assunto dimensioni tali che è scattata la reazione. Gli organi di informazione di tutto il mondo, dalle prestigiose testate internazionali ai giornali locali, hanno cominciato a perseguire la filiera del malaffare, dagli hacker che piratano le copie digitali dei giornali a chi li diffonde o li “acquista”. E i risultati, come dimostra il caso della “Nuova” cominciano ad arrivare.

«Intendiamo continuare con tutte le possibili azioni per arrestare questo fenomeno – spiega Antonello Esposito, il direttore generale della Nuova Sardegna – D’altra parte, non siamo i soli. A livello sardo, anche l’Unione Sarda ha assunto iniziative che hanno portato a risultati concreti».

Nel processo che prenderà il via il prossimo 10 dicembre, l’editore della Nuova Sardegna si costituirà parte civile con il proprio legale. «Lo faremo – spiega l’avvocato Sebastiano Chironi – al fine di ottenere il risarcimento dei danni economici provocati dalle mancate vendite del giornale cartaceo e dai mancati abbonamenti ai quali si aggiunge il danno da indebito sfruttamento dell’opera dell’ingegno altrui, tutelata dalla legge sul diritto d’autore».

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