La Nuova Sardegna

Scanu, sparito un finanziamento del Mise

Scanu, sparito un finanziamento del Mise

Tre milioni e 258mila euro divisi tra le società del gruppo e ingoiati dal vortice dei fallimenti aziendali

17 ottobre 2019
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CAGLIARI. Ora si scopre che nel vortice di denaro e di beni che transitavano incessantemente da una società all’altra, tra fallimenti e ricorsi avventurosi al credito, il gruppo di società che fa capo all’imprenditore Alberto Scanu - arrestato sabato scorso con trenta capi d’imputazione per bancarotta fraudolenta - sarebbe riuscito a trattenere un finanziamento statale di tre milioni e 258 mila euro, che gli era stato concesso l’11 dicembre del 2001 per alimentare imprecisati progetti di sviluppo aziendale. Invano il Ministero dello sviluppo economico ha revocato il finanziamento chiedendone la restituzione, sempre senza alcun risultato Equitalia ha cercato di recuperarlo negli anni successivi: i soldi erano stati già divisi tra una serie di società, che poi sono puntualmente fallite portando con sè tutti i debiti.

Il fatto risale al 2008, quando la società So.far.med, già in pesante stato di dissesto, viene messa in liquidazione. E’ in quel momento che il Mise chiede indietro i soldi, ma dal gruppo Scanu non arriva alcuna risposta. Gli anni passano e il debito nei confronti dello Stato si gonfia: quando Equitalia prova a imporre la restituzione la somma, tra sanzioni e interessi, è salita fino a 7 milioni e 854 mila euro ma gli esattori si trovano di fronte a un muro di gomma. Dove sono finiti i soldi? Nel 2017 la So.far.med fallisce e il dissesto è molto più pesante proprio per il debito maturato con Equitalia. Soltanto grazie alla relazione del consulente tecnico dl pm, Giuseppe Aste, salta fuori che il finanziamento statale era stato nella gran parte distribuito fra otto società del gruppo, che sono successivamente affondate in un mare di debiti. «Tali operazioni - scrive in proposito il gip Giampaolo Casula - sono state compiute in assenza di motivazioni e di idonee garanzie di recupero». Per il giudice si tratta dunque di «distrazioni in danno della So.far.med» da una parte e di uso illecito di un finanziamento pubblico dall’altra. Probabilmente quest’ultimo sarebbe un reato a parte, ma gli anni trascorsi hanno certamente fatto maturare la prescrizione e dunque non potrà essere contestato.

Non si tratta di un episodio secondario della vicenda, che ha portato agli arresti di quattro persone con altre otto indagate. In questa disinvolta operazione di distrazione di fondi pubblici il pm Giangiacomo Pilia fonda una delle trenta accuse di bancarotta fraudolenta che al momento sono costate il carcere all’ex presidente di Confindustria, ex amministratore delegato di Sogaer ed ex revisore contabile - si è dimasso ieri - di Assaeroporti. (m.l)

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